Una ragione per vivere e una per morire
Fort Holman è quanto di più completo possa essere costruito per presidiare una zona nevralgica e … soddisfare la fantasia e la voglia di avventura di chi entra al cinema. Abbarbicato sulle rocce domina la sottostante pista del Sangre de Cristo, unica via percorribile per i rifornimenti nella fase finale della travagliata Guerra di Secessione americana. Munito di mura e torrioni con micidiali mitragliatrici, esso si avvale anche di uno sperone di roccia naturale, chiamato il "Pulpito", come vedetta fortificata e presidiata da soldati i quali, percorrendo un ponte sospeso e attraversando una galleria scavata nella roccia, possono rientrare nel forte in caso di estremo pericolo.
All'interno della galleria è situato un enorme arsenale ed è pertanto impossibile da prendere o assaltare. Tuttavia il Colonnello Pembroke, ufficiale nordista a capo del presidio, l'ha perso o meglio ha dovuto arrendersi al suo assalitore, il perfido Maggiore Ward, che teneva in ostaggio suo figlio minacciando di impiccarlo. Alla resa del rivale però con somma crudeltà aveva fatto fucilare il figlio e Pembroke in un campo di prigionia, schiumava rabbia e covava desiderio di vendetta. Riuscito ad evadere ma ritenuto codardo dai suoi che non conoscono il motivo della sua resa, è destinato all'impiccagione. Grazie alla sua vecchia amicizia col Maggiore Ballard ottiene di tentare la riconquista del forte con una missione, suicida sulla carta, ma con qualche probabilità di successo se condotta col fattore sorpresa dovuto al fatto che conosce ogni ambito più recondito di quel posto. Con lui accettano di partire 7 condannati a morte per i più vari reati e strada facendo per "motivarli" promette loro che il reale scopo della missione è quello di mettere le mani su un tesoro del valore di almeno 500.000 dollari sepolto nella piazza d'armi. Per primo viene preso il pulpito scalando le rocce e dal ponte sospeso si immettono nella galleria dove si impossessano di armi e dinamite in quantità. L'allarme è già scattato ma per la guarnigione, bombardata da tutte le parti, non c'è più scampo. E' una carneficina e Pembroke urla al rivale Ward che per lui è finita. Costui si arrende e chiede le garanzie militari previste in queste occasioni ottenendo per tutta risposta di essere trafitto in gola dalla stessa sciabola che aveva consegnato in segno di resa nelle mani del rivale.
L'unico rimasto vivo col colonnello è il ladruncolo Sampson che guardandosi attorno, nella rovina generale, esclama:
"oggi ho ucciso per la prima volta!" ..
All'interno della galleria è situato un enorme arsenale ed è pertanto impossibile da prendere o assaltare. Tuttavia il Colonnello Pembroke, ufficiale nordista a capo del presidio, l'ha perso o meglio ha dovuto arrendersi al suo assalitore, il perfido Maggiore Ward, che teneva in ostaggio suo figlio minacciando di impiccarlo. Alla resa del rivale però con somma crudeltà aveva fatto fucilare il figlio e Pembroke in un campo di prigionia, schiumava rabbia e covava desiderio di vendetta. Riuscito ad evadere ma ritenuto codardo dai suoi che non conoscono il motivo della sua resa, è destinato all'impiccagione. Grazie alla sua vecchia amicizia col Maggiore Ballard ottiene di tentare la riconquista del forte con una missione, suicida sulla carta, ma con qualche probabilità di successo se condotta col fattore sorpresa dovuto al fatto che conosce ogni ambito più recondito di quel posto. Con lui accettano di partire 7 condannati a morte per i più vari reati e strada facendo per "motivarli" promette loro che il reale scopo della missione è quello di mettere le mani su un tesoro del valore di almeno 500.000 dollari sepolto nella piazza d'armi. Per primo viene preso il pulpito scalando le rocce e dal ponte sospeso si immettono nella galleria dove si impossessano di armi e dinamite in quantità. L'allarme è già scattato ma per la guarnigione, bombardata da tutte le parti, non c'è più scampo. E' una carneficina e Pembroke urla al rivale Ward che per lui è finita. Costui si arrende e chiede le garanzie militari previste in queste occasioni ottenendo per tutta risposta di essere trafitto in gola dalla stessa sciabola che aveva consegnato in segno di resa nelle mani del rivale.
L'unico rimasto vivo col colonnello è il ladruncolo Sampson che guardandosi attorno, nella rovina generale, esclama:
"oggi ho ucciso per la prima volta!" ..
"e io per l'ultima!"
gli risponde il colonnello, tra fumi, macerie e cadaveri e con i crediti di coda a chiudere un film molto bello.
Una ragione per vivere e una per morire
Italia, Germania, Spagna, Francia 1972
Regia: Tonino Valerii
Musiche: Riz Ortolani
con
James Coburn: Colonnello Pembroke
Bud Spencer: Eli Sampson
Telly Savalas: Maggiore Ward
Reinhard Kolldehoff: Sergente Brent
José Suarez: Magg. Charles Ballard
Benito Stefanelli: Piggott
Ugo Fangareggi: Ted Wendel
Guy Mairesse: Donald Mc Ivers
Adolfo Lastretti: Will Fernandez
Fabrizio Moresco: assistente di Ward
Turam Quibo: Jeremy il meticcio
Georges Géret: Sergente Spike
Angel Alvarez: Scully il droghiere
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