Mio figlio Nerone
N erone con la sua corte di oziosi e viziosi si è trasferito in una villa fuori Roma dove, lontano da mamma Agrippina, può dedicarsi a bagordi e coltivare la sua passione per il canto, affiancato dal fido tutore e consigliere Seneca e dalla bellissima "fidanzata" Poppea che per lui ha lasciato addirittura due mariti nella speranza di diventare un giorno imperatrice. Ma ecco arrivare via mare mammà con al seguito il fido Segimanio e i suoi Germani e con il suo solito energico fare, mette tutto a soqquadro. Innanzitutto non le piace come si conviene la futura nuora e men che meno il cantare di suo figlio, disciplina questa che gli sottrae quasi tutto il tempo. Per lui sogna un futuro da condottiero che con le sue truppe porti a termine la conquista della gelida Britannia. Gli alleati Germani e le legioni di Crepereio e Corbulone sono pronti a muovere. Ma Nerone è tipo che soffre il freddo e non se ne parla di partire per la guerra ed è meglio quindi eliminare una volta per tutte la dispotica madre che è scampata ad una serie infinita di attentati. Tra i due del resto è reciproca la cosa, è un vizio di famiglia che si tramanda da generazioni per usurparsi tra parenti il regno. Quando sembra che si possa arrivare ad un compromesso tra le parti ecco che di ritorno a Roma, Nerone reso folle dal fatto che nessuno ami il suo canto, elimina in un colpo fidanzata, tutore e madre, facendo erigere per loro busti marmorei in memoria e dulcis in fundo, incendia tutta Roma così il popolo impara.
Una commedia piuttosto fiacca questa di Steno, che si regge più che altro per gli interpreti anche se alcuni di loro sembrano essere lì più che altro per onor di firma o peggio per campare. E' il caso di Gloria Swanson più che mai sul "viale del tramonto" e che al di là della bravura riconosciuta, sembra fuori luogo in questo contesto nazional-popolare. Lo stesso Vittorio De Sica in linea di galleggiamento, anche se questo riferito a lui vuol dire buonissimo livello recitativo, ma non certo l'eccellenza alla quale siamo abituati. Per tacere poi di Alberto Sordi che rende la figura di Nerone non oltre il solito stereotipo di personaggi romaneschi "pussa via" da lui interpretati. Insomma ci si aspettava qualcosa di più da cast e regista che ha tuttavia il merito di lanciare in Italia colei che nello stesso anno raggiunse la celebrità come ideale di creatura femminile, creata da Dio e da Roger Vadim: Brigitte Bardot. Per finire, tra le tante ancelle e cortigiane, c'è anche Sandra Milo non accreditata. Se a qualcuno interessa.
Italia, Francia 1956
Regia: Steno
Musiche Angelo Francesco Lavagnino
con
Alberto Sordi: Nerone
Vittorio De Sica: Seneca
Gloria Swanson: Agrippina
Brigitte Bardot: Poppea
Ciccio Barbi: Aniceto
Mino Doro: Corbulone
Giorgia Moll: Lidia
Amalia Pellegrini: Acerronia
Mario Mazza: Tacito
Enzo Furlai: Segimanio
Giulio Calì: Il carpentiere
Agnese Dubini: Ugolilla
Memmo Carotenuto: Crepereio
Mimmo Poli: costruttore del teatro
Arturo Bragaglia: senatore anziano
Barbara Shelley: ospite della villa
Amedeo Trilli: soldato germanico
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