L'ultima caccia
N el 1853 le pianure americane tuonavano al suono degli zoccoli di 60 milioni di bisonti. Solo trent'anni dopo, al tempo di questa storia, uno sconsiderato macello perpetrato soprattutto dai nuovi cacciatori bianchi, li aveva ridotti ad appena tremila sopravvissuti ...Charlie un pistolero veloce e senza scrupoli intende far quattrini cacciando bisonti dei quali vendere solo le pelli e le lingue lasciando sul terreno carcassa e carne. Allo scopo si mette in società con Sandy McKenzie, il miglior cacciatore della zona e che per anni ha fornito carne all'esercito. Benché stanco di quella vita e di puzzare come un selvaggio, essendo in difficoltà economiche, accetta di ricominciare quel lavoro. Allo scopo richiama dai bagordi il vecchio "gambadilegno", uno dei migliori scuoiatori in circolazione e al terzetto si unisce un giovane mezzo sangue, Jimmy, in cerca di un lavoro. Charlie è avido, desideroso di denaro e ha un passato di cacciatore di indiani, che odia più di ogni cosa, mentre Sandy è più calmo e riflessivo e questo suo carattere lo aiuta a sopportare le sfuriate del socio sia durante le battute di caccia o per banali calcoli di soldi. La situazione precipita quando Charlie inseguendo degli indiani che avevano rubato dei muli, li raggiunge e li uccide tornando al campo con una ragazza, ferita di striscio, e un piccolo bambino. In poco tempo lei diviene la sua schiava e Sandy entra in contrasto col socio per via di quella donna che non pensa nemmeno a scappare perché nella riserva scarseggia il cibo mentre con loro c'è da mangiare. C'è il serio rischio che tra i due ci si confronti a duello, ma per una ragione o un'altra lo scontro è sempre rimandato. Ma quando Sandy, approfittando dell'assenza del socio, riporta la donna dalla sua gente, Charlie va su tutte le furie e si mette sulle tracce del rivale. E' appena sceso il gelido inverno e Sandy si è offerto all'Agente Indiano di recuperare i viveri che per mancanza di uomini non sono stati spediti dal forte e i suoi indiani rischiano seriamente di morire di fame. E' il meno che può fare Sandy per farsi perdonare di aver ucciso e abbandonato sul terreno quella carne che da secoli alimentava gli indiani e la donna lo segue. Presi i viveri dal Forte sono sulla strada di ritorno quando piomba Charlie desideroso di vendetta, ma è quasi notte e non fidandosi, avverte il rivale di restare nella grotta dove si era accampato con la donna e di non tentare la fuga perché lui veglierà di fuori e all'alba, con la prima luce, lo sfiderà a duello. L'indomani Sandy che ha dormito al caldo del fuoco nella grotta, abbraccia la donna perché potrebbe non rivederla più e scende dal dirupo incontro al suo destino. Charlie è lì accovacciato ad aspettarlo, ma è una statua di ghiaccio. Per riscaldarsi aveva scuoiato un bisonte e si era coperto con la sua pelliccia umida che ghiacciandosi durante la notte lo aveva stritolato. La coppia può finalmente riprendere la via della riserva e iniziare una nuova vita.
Western "ambientalista" dove gli echi della catastrofe ecologica risuonano fin dalle prime battute e dove la Natura stessa si prende la rivincita o la giusta vendetta sul malvagio di turno stranamente interpretato da Robert Taylor. Qualcuno mi spieghi poi perché Sandy per tutto il film è diventato Tony. Misteri delle traduzioni.
Stati Uniti 1956
Regia: Richard Brooks
Musiche: Daniele Amfitheatrof
con
Robert Taylor: Charles Gilson
Stewart Granger: Sandy McKenzie
Debra Paget: Ragazza indiana
Lloyd Nolan: Woodfoot
Russ Tamblyn: Jimmy
Constance Ford: Peg
Joe de Santis: Ed Black
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