Il bandito
A guerra finita non è facile per i reduci inserirsi in una società devastata specie se rimasti senza casa e con la difficoltà di trovarsi un lavoro. In questa penosa condizione si trova Ernesto di ritorno dai campi di prigionia in Germania e in una Torino spettrale, piena di gente che tira a campare e di tutte le risme. Lui cerca di ricominciare una vita ma senza aiuti e tra l'indifferenza generale è dura. Il caso vuole che ritrovi per strada una borsetta appartenente ad una procace donna di mondo, Lidia, che se la vede recapitare piena di denaro in tempi difficilissimi come quelli e subito resta attratta da quell'uomo che pur giovane è già tanto segnato dalla vita. Lui ha ucciso per anni, era stato addestrato per questo, e ne vorrebbe ammazzare ancora, specie i zelanti burocrati incuranti dei tanti problemi di inserimento che attraversa la gente come lui. Ma adesso non è più consentito farlo ammette amaramente tra le braccia di Lidia che sa come ringraziarlo apprezzandone il focoso temperamento di chi da troppo tempo non vede una donna. Ma Mirko, un compare della donna, irrompe nella stanza e l'incontro amoroso termina bruscamente. Eccitato da quella donna e con i soldi avuti in compenso, si reca in una casa di tolleranza dove viene sconvolto dall'apprendere che sua sorella Maria, creduta morta nel bombardamento della casa, esercita la più antica delle professioni. La donna cerca di spiegargli i tragici motivi che l'hanno indotta a prostituirsi, ma il tenutario del bordello interviene bruscamente causando la violenta reazione di Ernesto. Nella colluttazione, l'uomo estrae una pistola e un colpo ferisce a morte Maria, finendo a sua volta scaraventato giù dalla tromba delle scale. Ha poco tempo per piangere la sorella che già è scattato l'allarme e la polizia irrompe nel palazzo. Raccolta la pistola dell'uomo, spara sugli inseguitori, rimanendo ferito di striscio a un braccio ma riuscendo a dileguarsi nella notte. Trova rifugio da Lidia che lo accoglie e inserisce nella banda dividendolo come amante con Mirko anche se è ben conscia che due galli in un pollaio non potranno durare. Ernesto in poco tempo diventa il capo di questa banda di gangster che rapina e terrorizza l'intera zona ma conservando tuttavia un cuore altruista e compassionevole. Come quando invia doni e viveri al suo vecchio commilitone Carlo, col quale aveva condiviso le pene della prigionia e al quale aveva salvato la vita, e alla sua bambina, Rosetta, regalandole giocattoli pur non conoscendola e spacciandosi come lo zio Ernesto d'accordo col padre. Oppure dividendo il bottino di un locale da ballo, depredato la notte di capodanno, con i più poveri di un quartiere malfamato e semi distrutto. E' anche contrario a certi metodi violenti usati, entrando in contrasto con Lidia che arriva a tradire tutta la banda, diventata ormai ingombrante e con troppa polizia alle calcagna, indicando il luogo da dove essi avrebbero tentato di espatriare in Francia per far calmare le acque. Scoperti e con posti di blocco lungo il percorso, fermano un'auto uccidendo il conducente e rinvenendo all'interno una bambina svenuta. Ernesto si accorge da un giochino che le è caduto di mano che la bambina può essere Rosetta e infatti una lettera che ha con sé conferma il suo sospetto. I suoi uomini vorrebbero servirsi di lei come scudo ma Ernesto la prende con sé e intima loro di allontanarsi da soli. Ha capito che ormai non c'è più niente da fare e quel che conta è solo salvare la bambina. La prende in braccio e inizia a salire per un sentiero sui monti mentre lontano sente riecheggiare gli spari segno che i suoi non ce l'hanno fatta. Trova un rifugio per la notte e tranquillizza la bambina dicendole che è un amico dello zio Ernesto e che la porterà a casa e per dimostrarle che non mente, le racconta tanti particolari della sua vita appresi dal padre in prigionia. L'indomani, arrivati nei pressi della casa, Ernesto saluta la bambina dicendole che forse lo zio un giorno tornerà. La piccola scende velocemente a casa dove il padre, informato dai carabinieri era disperato credendola morta o rapita, e gli racconta dell'amico dello zio Ernesto che l'aveva salvata e accompagnata fin lì. Il padre fa appena in tempo a comprendere le cose che alcuni spari poco distanti lo richiamano di corsa sul posto, per constatare che quel corpo, riverso sulla neve circondato dai carabinieri, è quello del suo grande amico.
Film che mescola con arte neorealismo e noir con un grande Amedeo Nazzari e una splendida Anna Magnani. Girato alla fine della guerra ci mostra con crudezza la realtà di un Italia devastata nel fisico e soprattutto nel morale, ma seppur con toni melodrammatici, non viene negata la speranza in un futuro migliore. Con Roma città aperta di Rossellini e altri partecipò alla prima edizione del Festival di Cannes.
Film che mescola con arte neorealismo e noir con un grande Amedeo Nazzari e una splendida Anna Magnani. Girato alla fine della guerra ci mostra con crudezza la realtà di un Italia devastata nel fisico e soprattutto nel morale, ma seppur con toni melodrammatici, non viene negata la speranza in un futuro migliore. Con Roma città aperta di Rossellini e altri partecipò alla prima edizione del Festival di Cannes.
Il bandito
Italia 1946
Regia: Alberto LattuadaItalia 1946
Musiche Felice Lattuada
con
Amedeo Nazzari: Ernesto
Anna Magnani: Lidia
Carla Del Poggio: Maria
Carlo Campanini: Carlo Pandelli
Eliana Banducci: Rosetta Pandelli
Folco Lulli: Andrea
Mino Doro: Mirko
Mario Perrone: il gobbo
Amato Garbini: il tenutario del bordello
Gianni Appelius: Calligaris, detto "signorina"
Ruggero Madrigali: il negriero
Thea Aimaretti: Tecla
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