Il colosso di Rodi
D ario, eroe ateniese, è giunto a Rodi per ritemprarsi ospitato dallo zio Lisippo. Ritenuta l'isola dell'amore è in realtà in pieno fermento con la popolazione che trama contro le angherie di Re Serse. Questi ha costruito all'imboccatura del porto un possente Colosso di ferro che con la sua maestosa figura protegge l'entrata dalle navi nemiche, potendo riversare su di loro pece bollente da un braciere che tiene tra le braccia e che di notte funge da faro. In realtà a tramare nell'ombra e manovrare il Re è il suo potente ministro Tireo, che addirittura ha preso accordi segreti con i Fenici per impossessarsi dello strategico snodo nelle rotte commerciali. Ben presto Dario viene coinvolto nelle lotte interne, quando alcuni ribelli di Peliocle tentano di contattarlo affinché porti ad Atene le loro suppliche di aiuto e gli Arconti muovano in loro soccorso. Molti di loro languono nelle prigioni sotterranee, dalle quali si accede solo dal Colosso, condannati ai lavori forzati e liberarli significherebbe avere più possibilità di riuscire nella rivolta. Intanto Tireo ha vietato su ordine reale l'ingresso e l'uscita ad ogni nave che non sia espressamente autorizzata, visto il continuo succedersi di assalti e scontri con i ribelli. Una di queste navi autorizzata dallo stesso Tireo, scarica in porto un carico di schiavi Sciti in catene da essere destinati ai lavori sull'isola. In realtà sono soldati fenici che una volta rinchiusi nelle segrete aspettano il segnale convenuto per liberarsi dalle finte catene e scatenare la guerra. Mentre nell'arena si celebrano giochi cruenti per uccidere alcuni ribelli prigionieri divertendo il popolo, Tireo dà il segnale e re Serse viene ucciso mentre i fenici hanno il sopravvento sui suoi soldati. Dario, libera i prigionieri e assalta il Colosso dove Tireo si è rifugiato. Dario conosce alcuni passaggi che Diala, figlia del suo costruttore, gli ha mostrato in precedenza e nonostante lei stessa sia divisa tra il suo amore e quello per Tireo che le consentirebbe di divenire Regina di Rodi, subisce una brutta fine restando intrappolata all'interno del Colosso, che a causa di un violento terremoto è precipitato in mare. La furia degli elementi ha distrutto gran parte delle abitazioni ma ha spazzato via anche la flotta fenicia che era alle porte e gli ultimi invasori sono stati eliminati dagli insorti ai quali Dario promette l'aiuto per la ricostruzione, scegliendo di restare con loro, dividendo la sua vita con Mirte, valorosa al pari dei suoi fratelli guidati da Peliocle. Ares uno di questi ha ucciso nel corpo a copro finale il crudele Tireo ed ora tutti insieme possono ricostruire e far ridiventare Rodi, l'isola dell'amore.
Esordio sontuoso alla regia per Sergio Leone che confeziona un prodotto ad alto contenuto spettacolare specie se paragonato a quegli anni. Tanti i combattimenti, le scene di massa e la tensione di una trama fitta di colpi di scena, oltre all'enorme impatto visivo del terremoto finale i cui crolli sono magistralmente resi più che realistici. Bravi gli interpreti con Rory Calhoun, convincente protagonista, affiancato dalla bellezza, qui ambigua, della nostra Lea Massari e uno stuolo di comprimari all'altezza della situazione. Tra questi, non accreditato, non poteva mancare Nello Pazzafini, magari solo per battere un colpo di gong.
Il colosso di Rodi
Italia 1962
Regia: Sergio Leone
Musiche Angelo Francesco Lavagnino
con
Rory Calhoun: Dario
Lea Massari: Diala
Georges Marchal: Peliocle
Conrado San Martín: Tireo
Ángel Aranda: Koros
Mabel Karr: Mirte
George Rigaud: Lisippo
Roberto Camardiel: Re Serse
Mimmo Palmara: Ares
Félix Fernández: Carete
Carlo Tamberlani: Xenon
Alfio Caltabiano: Creonte
José María Vilches: Eros
Antonio Casas: Ambasciatore dei Fenici
Yann Larvor: Mahor
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