Piccola posta
E va Bolasky da Varsavia, o Lady Eva per i lettori, non è altri che il fantasioso nome d'arte scelto da Filumena Cangiullo per curare la seguitissima rubrica di posta ospitata in un nota rivista. E' così popolare che a lei scrivono le più svariate persone, nella maggior parte con problemi di cuore, che la finta nobildonna cerca di risolvere rispondendo nella rubrica aiutata da sua madre provetta dattilografa. Tra i tanti rapporti epistolari, tre finiranno per coinvolgerla attivamente. La moglie annoiata di un vigile urbano che vuole ravvivare il suo rapporto col maritino, un'aspirante attricetta ben dotata fisicamente che si caccerà nei guai e un truffatore che si spaccia per Barone e a cui danno la caccia un terzetto di agguerriti creditori. Andando con ordine, il vigile urbano Gigliozzi non ha gradito la sorpresa di sua moglie e saputo che l'ispiratrice è quella fantomatica Lady Eva della rivista, se la segna al dito. Franchina la ragazza che sognava di far l'attrice ha tentato il suicidio seguendo la storia di un'altra famosa attrice e Borgiani, il direttore della rivista, ne addossa la colpa a Lady Eva e le affida la ragazza bisognosa di cure, che sa dove andare avendo lasciato il paesello per la città. La sua bellezza farà breccia nel cuore del veterinario Cappelli sul quale aveva messo gli occhi la stessa Lady Eva. Per riconquistarlo, con l'aiuto del finto Barone Rodolfo Vanzino di Castelfusano d'Arezzo, che gestisce un ospizio di vecchiette con scarsi profitti, fa in modo che questi irretisca una sua lettrice ottantenne e ricchissima, Donna Virginia, bisognosa di affetto e cure. Abile come pochi, Rodolfo riesce a ospitarla nel suo istituto, spacciato per villa e farsi intestare, grazie alle sue premurose attenzioni, i suoi beni come erede. Lady Eva, sua intima consigliera ottiene dalla vegliarda un finanziamento per aprire in un locale dell'ospizio, un salone per animali dove impiegare il suo amato veterinario. Tutto sembra filar liscio ma il trambusto causato dal alcuni cani di grossa taglia, attira l'attenzione del vigile Gigliozzi che riconosciuta la fantomatica Lady Eva, coglie l'occasione per vendicarsi portandola in commissariato con tutta la sua pittoresca corte. Franchina la cui scomparsa era stata denunciata dal padre tabaccaio, è intenzionata a sposarsi il suo bel veterinario e pertanto la cosa finisce bene. Lady Eva, identificata per Filumena Cangiullo, spiega che il suo nome d'arte serve alla tiratura del giornale, il cui direttore, amico del commissario, si è prontamente precipitato nei suoi uffici per trarla d'impaccio. L'unico a pagare è il povero Rodolfo sul cui capo pendevano diverse altre accuse per truffa. Lo vediamo in prigione scrivere ancora attivamente a Lady Eva per farsi consigliare visto che ha ormai pochi mesi da scontare e qualche vecchia ricca deve pur esserci fuori ad aspettarlo.
Divertente commedia ben diretta da Steno e interpretata da ottimi attori. Franca Valeri è perfetta nel tratteggiare il personaggio della nobildonna fuggita dalla Polonia il cui particolare accento non fa scoprire le sue origini di popolana romana. Peppino De Filippo in insolita divisa bianca da vigile urbano è come al solito godibile mentre l'Albertone nazionale è semplicemente irresistibile quando entra in scena, anche lui con un accento da forbito nobiluomo intervallato da battutacce dialettali a seconda della situazione e del momento. Bravissimo.
Piccola posta
Italia 1955
Regia: Steno
Musiche Raffaele Gervasio
con
Franca Valeri: Lady Eva
Alberto Sordi: Rodolfo Vanzino
Memmo Carotenuto: Ranuccio
Anna Maria Pancani: Franchina
Nanda Primavera: la madre di lady Eva
Peppino De Filippo: vigile Gigliozzi
Amalia Pellegrini: Donna Virginia
Sergio Raimondi: veterinario Marco Cappelli
Nietta Zocchi: la moglie del Gigliozzi
Nicoletta Orsomando: sé stessa
Vincenzo Talarico: l'editore
Salvo Libassi: ing. Tamburello
Silvio Bagolini: Borgiani direttore del giornale
e con
Giusi Raspani Dandolo
Luciano Salce
Franco Jamonte
Mario Siletti
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