L'odio è il mio Dio
Cresciuto con il desiderio di vendicarsi, Vincent Kernay è determinato a chiudere i conti con i tre maggiorenti di Big Spring, cittadina del Colorado per aver proditoriamente fatto impiccare suo fratello Stephen accusandolo di un inesistente delitto, al solo scopo di impossessarsi del suo ranch e dei suoi terreni, sui quali uno di loro si è costruito una ricca dimora. A nulla valgono i tentativi dei tre di organizzarsi contro il giovane, anche perché in suo aiuto sta agendo in città un misterioso e abile pistolero senza nome o meglio chiamato il "Nero". Costui interviene contro qualche scagnozzo dei tre nei momenti più difficili per il giovane Kerney, aiutandolo a cavarsela ogni volta. E' rimasto solo il banchiere Carter dopo la morte dei primi due, il giudice Smith e il sindaco Field che ha assoldato un piccolo esercito al comando del famoso killer Sweetly. Costui non ama perdere tempo e stabilisce subito con i suoi il da farsi nel modo più veloce e letale possibile, trovando però l'incredibile resistenza dei due pistoleri. Mentre molti scagnozzi ci lasciano le penne nella violenta sparatoria finale, il giovane Kernay finisce catturato e Sweetly invita l'altro a uscire allo scoperto per chiudere la faccenda e sfidarsi, scoprendo con grande stupore che l'uomo che ha ora di fronte è una sua vecchia e temuta conoscenza. Ben lieto di affermare la sua superiorità, Sweetly lo sfida a duello restandoci ovviamente secco (così impara). I suoi ultimi due scagnozzi preferiscono tagliare la corda e lasciare il ragazzo che, presa la carabina, giustizia il bieco banchiere Carter un attimo prima che questi possa aprire il fuoco a tradimento su di loro.
Claudio Gora si cimenta alla regia dirigendo questo modesto esempio "familiare" di western nazional-popolare meglio noto col termine di spaghetti-western, arruolando moglie (Marina Berti) e figlio (Carlo Giordana) riservandosi anche una piccola particina da attore, oltre ad avvalersi principalmente del rodato Tony Kendall (Luciano Stella) che seppur in un contesto modesto, dove salvare solo la sparatoriona finale, è sempre garanzia di qualità.
Claudio Gora si cimenta alla regia dirigendo questo modesto esempio "familiare" di western nazional-popolare meglio noto col termine di spaghetti-western, arruolando moglie (Marina Berti) e figlio (Carlo Giordana) riservandosi anche una piccola particina da attore, oltre ad avvalersi principalmente del rodato Tony Kendall (Luciano Stella) che seppur in un contesto modesto, dove salvare solo la sparatoriona finale, è sempre garanzia di qualità.
L'odio è il mio Dio
Italia, Germania 1969
Regia: Claudio Gora
Musiche Pippo Franco
con
Carlo Giordana: Vincent Kernay
Tony Kendall: Il "Nero"
Herbert Fleischmann: Alex Carter, il banchiere
Gunther Philipp: il giudice Smith
Venantino Venantini: Sweetly, il killer
Marina Berti: Blanche Durand, la prostituta
Peter Dane (Claudio Gora): Arthur Field
Ella Karin: Rosalind Field
Giusva Fioravanti: Vincent da bambino
Piero Anchisi: Oliver, il giornalista
Giglio Gigli: scagnozzo di Carter
Herbert Fux: un pistolero
Franco Pasquetto: Frank
Luciano Rossi: Joe
Gilberto Galimberti: scagnozzo di Carter
Fortunato Arena: scagnozzo dello Sceriffo
Pippo Franco: vagabondo con chitarra
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