Ercole contro Roma
F ilippo Afro ha spodestato l'imperatore Gordiano, facendolo uccidere dal fido Mansurio, usurpandone il posto a Ravenna, dove si era trasferito da poco con le sue legioni dopo alcune brillanti campagne militari. Intendeva convincerlo a dare in sposa sua figlia Ulpia al suo Rezio, ma di fronte alla resistenza dell'imperatore non aveva esitato ad eliminarlo e proclamarsi, per volere militare, imperatore al suo posto. Ulpia sconvolta ha momentaneamente perso la memoria e vive in un accampamento con il suo salvatore Ercole, chiamato a Ravenna da una sua sorella di latte e ancella della giovane Ulpia. Intende proteggerla aspettando che il tempo possa farle riacquistare la memoria. Lei era promessa in sposa al console Lucio Traiano che ignaro del fatto ha accettato la carica di Governatore della Pannonia dal nuovo imperatore e si appresta a raggiungerla con le sue legioni. Ma quando Afro riesce a catturare Ulpia ed Ercole, questi manda sulle tracce di Traiano il suo fido amico e taverniere Lucilio. Questi racconta l'accaduto a Traiano che immediatamente fa ritorno a Ravenna per combattere l'usurpatore e capisce che quella giovane che ha incontrato al campo di Ercole col nome di Cinzia, altri non è che la legittima erede Ulpia e sua promessa sposa, come da volere del padre Gordiano che lo riteneva uomo adatto a succedergli. Afro dispone i suoi uomini ma Ercole, che è riuscito a liberarsi, ha tratto in salvo anche Ulpia e sta da solo distruggendo le postazioni di Afro e le sue poderose macchine belliche grazie alla sua forza sovrumana. Questo consente a Traiano di passare in vantaggio e, sulle rive del fiume dove "voglio più arcieri che canne", sbaraglia la potente cavalleria nemica, spianandosi la strada verso la vittoria e uccidendo con le sue mani il tiranno Afro. Può riabbracciare Ulpia e unirsi a lei in matrimonio diventando il nuovo imperatore. Gli Dei gli sono stati benigni grazie a un uomo a loro molto caro: Ercole.
A dispetto del titolo nel film si specifica che Ercole non si batte contro Roma ma contro i suoi nemici, cosa del resto che lo spettatore fa subito a capire in un contesto che fila via leggero e senza particolari sussulti, con l'unica eccezione di alcune scene di massa con schieramento di coorti, peraltro probabilmente prese da altri film, di ottima fattura. Buono il cast con i "cattivi" del tempo, Daniele Vargas e Livio Lorenzon, schierati addirittura in coppia alla faccia della miseria. Nutrito il cast femminile, con la bellezza di Wandisa Guida su tutte, e tanti caratteristi dell'allora florida industria cinematografica nazionale. Sergio Ciani con l'usuale nome d'arte di Alan Steel è l'energico protagonista e indossa con disinvoltura i panni del mitico eroe di tanti film. A lui, scomparso lo scorso settembre alla soglia degli 80 anni un caro ed affettuoso ricordo.
Italia, Francia 1964
Regia: Piero Pierotti
Musiche A.F. Lavagnino
con
Alan Steel: Ercole
Wandisa Guida: Ulpia
Daniele Vargas: Filippo Afro
Livio Lorenzon: Mansurio
Simonetta Simeoni: Erika
Andrea Aureli: Rosio
Sal Borgese: Mirko
Anna Arena: Fenicia
Tullio Altamura: Lucilio
Carlo Tamberlani: Imperatore Gordiano
Nello Pazzafini: Segesto
Dina De Santis: Arminia
Renato Navarrini: Argeso
Mimmo Palmara: Lucio Traiano
Walter Licastro: Rezio
Alberto Cevenini: Dario
Amedeo Trilli: Miro
Attilio Dottesio: Satiro
Calisto Calisti: Mercante
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