Ercole alla conquista di Atlantide
A ndroclo, re di Tebe, è l'unico sovrano greco a credere alla minaccia profetizzata da Tiresia di un grave pericolo che incombe sulla Grecia proveniente dal mare di occidente sul quale non hanno mai veleggiato navi. Gli altri Re riuniti in Gran Consiglio sembrano non preoccuparsi più di tanto di una minaccia campata in aria come questa e ridendo se ne infischiano. Anche Ercole, amico fraterno del re, sembra non interessato a seguirlo anche perché sua moglie Deianira è stanca delle sue reiterate assenze. Ma Androclo è risoluto e con uno strattagemma si porta appresso Ercole, il figlio Illo e il nano Timoteo salpando con una nave e un equipaggio rimediato di galeotti, gli unici che han voluto seguirlo nella speranza di venire graziati. Ma durante una sosta a terra per rifornirsi prima dello Stretto di Gibilterra, l'equipaggio tenta di impadronirsi della nave con con il risultato di vedersi abbandonati a terra. Proseguendo il viaggio, i nostri vengono sorpresi da una violenta tempesta e finiscono sugli scogli dove al risveglio, per strade diverse si imbattono in una civiltà sconosciuta e una Regina, sovrana di Atlantide, molto crudele e dedita al culto di Urano sacrificandogli giovani fanciulli compresa sua figlia Ismene. La poverina viene salvata da Illo che con l'astuto nanetto Timoteo, ingaggia una sua lotta personale con le guardie, mentre Ercole, superata la prima sorpresa di una simile civiltà, anche tecnologicamente avanzata rispetto ai Greci, comprende che deve combatterli in quanto rappresentano la minaccia profetizzata da Tiresia. Antinea ha forgiato una generazione di fortissimi guerrieri selezionati tramite la loro esposizione ad una pietra radioattiva, creduta lacrima di Urano, che se non ti uccide ti fortifica. Ma per ottenere pochi guerrieri eletti ha sacrificato intere generazioni di giovani ora contaminati dalle radiazioni e prossimi ad una fine terribile e dolorosa. Ercole deve anche sconfiggere alcune orribili creature prima di innescare la distruzione dell'isola dove Antinea perisce con tutti i suoi seguaci. Una nave porta in salvo Ercole, Androclo, che reso schiavo mentalmente è, rotto l'incantesimo, di nuovo libero e può gioire con Illo, la sua amata Ismene e il piccolo e pestifero Timoteo ... mentre Ercole intanto pensa .. nel grande stretto erigerò due colonne, serviranno da monito agli uomini a non avventurarsi nell'ignoto e a non sfidare gli Dei.
Vittorio Cottafavi dirige con maestria e ironia un bell'esempio di peplum mitologico dove mescola sapientemente la satira politica, grazie ai camei di alcuni tra i principali attori italiani del momento in ruoli minori ma efficaci, il fantasy con creature mostruose tanto spaventose quanto improbabili, arrivando ad anticipare anche lo spaghetti western ridanciano delle scazzottate sfascia locali. Reg Park è adeguato al ruolo coi suoi muscoli in bella evidenza e il resto del cast gira bene con costumi curati, buoni interni ed esterni ed anche effetti apprezzabili per il tempo.
Ercole alla conquista di Atlantide
Italia, Francia 1961
Regia: Vittorio Cottafavi
Musiche Armando Trovajoli, Gino Marinuzzi Jr.
con
Reg Park: Ercole
Ettore Manni: Androclo re di Tebe
Laura Altan: Ismene
Fay Spain: Regina Antinea
Luciano Marin: Illo
Salvatore Furnari: Timoteo
Enrico Maria Salerno: Re di Megara
Gian Maria Volonté: Re di Sparta
Ivo Garrani: Re di Megalia
Mimmo Palmara: Astor
Mario Petri: Zantas
Luciana Angiolillo: Deianira
Mario Valdemarin: Gabor
Nando Tamberlani: Tiresia
Raf Baldassarre: Capo delle guardie
Mino Doro: Capo Gran Consiglio di tebe
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