Morgan il pirata
S teve Reeves, il più famoso Ercole dello schermo, amatissimo dal pubblico in Italia, dove fece la sua fortuna sbarcando dagli States in quello che all'epoca d'oro di Cinecittà era un percorso inverso di emigrazione. Qui è Morgan il pirata, o meglio colui che diventerà Sir Henry Morgan all'apice della sua carriera. Da schiavo a politico britannico e Pari d'Inghilterra grazie alle sue imprese contro gli Spagnoli nei mari dei Caraibi che col tempo ne minarono il predominio a tutto vantaggio di Sua Maestà Britannica che all'epoca vantava nei paraggi la sola e scalcinata Giamaica. Diciamo subito che il culturista Reeves è inadeguato al ruolo risultando piuttosto impacciato nell'uso della spada, lui che era senz'altro più adatto al corpo a corpo con bella mostra di pettorali e bicipiti. Tuttavia essendo di ottima presenza riesce nell'intento di accattivarsi le simpatie del pubblico non sfigurando nel recitato. In breve la trama resa piuttosto banale da un montaggio che dà tutto per scontato. Ribellatosi alla dura condizione di galeotto, spezza le catene e con gli altri forzati prende il possesso della nave spagnola. Da lì sarà pirateria con arrembaggi e cospicui bottini per i quali sarà acclamato come un capo presso i Fratelli della Costa. Nel loro covo alla Tortuga riscatta, pagandola a peso d'oro, Donna Inez la bella figlia del Governatore di Panama, della quale si era invaghito in un breve periodo al suo servizio. Prigioniera dell'Olonese, uno dei più feroci pirati, è grata a Morgan del quale è anch'ella innamorata, ma la sua alterigia e i ruoli invertiti di dominanza e sottomissione fanno si che la giovane scelga di lasciare l'isola e di rientrare tra le mura paterne. Scortata da Sir Thomas Modyford, che ha anche stretto accordi con Morgan promettendogli navi e uomini in cambio di una decima del bottino e del possesso delle terre sottratte agli spagnoli alla corona britannica, viene ricondotta dal padre che appreso di una possibile sua relazione col pirata, la relega nelle sue stanze in attesa di essere imbarcata per la Spagna dove andrà in moglie ad un bravo quaglione scelto dal padre. Morgan dopo aver fallito via mare, attacca via terra dove la presenza di artiglieria è quasi assente e ottiene una vittoria schiacciante. Donna Inez pur ferita negli scontri, può riabbracciare il suo amato e giura che non lo lascerà mai più, mentre in sovrimpressione sventola una Jolly Roger tra le velature della nave un attimo prima che arrivi la parola Fine, anzi Fin, visto che era la versione co-prodotta dai francesi del film. Buoni i costumi e gli interni con attori di primo piano del mondo teatrale rei ruoli principali. Male le scene di battaglie navali, del tutto insoddisfacenti pur in presenza di due galeoni veri, mentre adeguate quelle di scontri a terra. Poco da dire sulle protagoniste femminili, dall'insipida Valérie Lagrange alla finta fatalona Chelo Alonso, la sola a salvarsi è Lidia Alfonsi, ottima attrice teatrale ma qui in ruolo marginale.
Italia, Francia 1960
Regia: André De Toth e Primo Zeglio
con
Steve Reeves: Henry Morgan
Valérie Lagrange: Donna Inez
Ivo Garrani: Governatore Don José Guzman
Lidia Alfonsi: Donna Maria
Giulio Bosetti: Sir Thomas Modyford
Angelo Zanolli: David
Georgio Ardisson: Walter
Dino Malacrida: Duke
Anita Todesco:
Armand Mestral: L'Olonese
Chelo Alonso: Concepcion
Giovanni Cianfriglia: mercante di schiavi
Veriano Ginesi: Pirata
Aldo Pini: Pirata
Mimmo Poli: Pirata
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