Uccidi o muori
Dalla pletora di pseudo dei titoli iniziali si ha l'impressione di stare per assistere a uno "spaghetti" minore. A cominciare dal regista Tanio Boccia che si firma Amerigo Anton per passare all'interprete principale, un improbabile Robert Mark che cela un altrettanto fantomatico Rod Dana per passare per Albert Farley che nasconde il ben più noto Alberto Farnese. Ma la brutta impressione iniziale svanisce subito con le belle musiche di Carlo Rustichelli e con una trama semplice ed efficace. Gli interni e gli esterni molto curati compresi gli abiti di scena ne fanno senz'altro un più che buon prodotto. Il pistolero Ringo stanco di doversi misurare col primo che passa in cerca di fama, tenta di rifarsi una vita con un nuovo nome e girando disarmato si guadagna da vivere suonando il violino nei saloon dove il suo vagabondare lo porta. Capita nel posto sbagliato dove due famiglie, i Griffith e i Drummond, sono in lotta tra loro e viene tirato in ballo dal giovane Spot Griffith che ubriaco lo coinvolge in una rissa. Da lì è un crescendo di violenza, il giovane umiliato lo affronta in duello e viene ucciso scatenando le ire della sua famiglia che per non coinvolgere il maggiore dei fratelli, Chester, assolda Baltimora Joe un pistolero per fare la pelle allo straniero violinista. Ringo nel frattempo si è sistemato a casa Drummond dove aiuta nei lavori di fattoria e intreccia una relazione amorosa con la giovane proprietaria Lisa. Qui riesce a vanificare l'agguato del sicario ma per non alimentare ulteriori tensioni viene allontanato dallo sceriffo che lo fa scortare fuori dalla contea. Chester Griffith gli tende un agguato, elimina la scorta e lo seppellisce fino al collo per lasciarlo morire lentamente. Cancella ogni traccia e fa in modo che lo sceriffo ritenga Ringo responsabile dell'uccisone dei suoi uomini mettendogli una taglia di 5000 dollari sulla testa vivo o morto. Chester può finalmente dedicarsi a Lisa che vuol sposare nonostante le sue resistenze per riappacificare le famiglie e unire le terre. Ma il diavolo è noto che faccia le pentole e non sia bravo a chiuderle coi coperchi e puntualmente il vecchio Petrack a caccia di lepri col suo bastardino rinviene il povero Ringo piuttosto malconcio e lo porta nella sua baracca. In poco tempo lo rimette in sesto e quando sente in paese che fervono i preparativi per le nozze avverte Ringo che è giunta l'ora di agire. Poco prima della pronuncia del fatidico si da parte di Lisa ecco Ringo che appare come un fantasma sulle scale del ranch Griffith e succede il finimondo. Ad uno ad uno li elimina tutti sotto agli occhi dell'impotente sceriffo invitato a nozze ma che ha avuto il tempo di sapere la verità da Chester inchiodato dalla testimonianza del vecchio Petrack e del resto Ringo come avrebbe potuto uccidere gli uomini di scorta e poi seppellirsi da solo. Quello che invece seppellisce finalmente è il suo passato per vivere con la sua Lisa e un nuovo nome come gli suggerisce lo sceriffo. Ringo è morto nella sparatoria sarà la sua versione ufficiale e nella bara ci finirà il corpo di Baltimora Joe, un sicario in meno in circolazione del quale nessuno mai si occuperà.
il ritrovamento e salvataggio di Ringo grazie al vecchio Petrack e al suo bastardino
Italia 1967
Regia: Amerigo Anton
Musiche di Carlo Rustichelli
con
Robert Mark: Ringo
Fabrizio Moroni: Spot Griffith
Elina De Witt: Lisa Drummond
Alberto Farnese: Chester Griffith
Furio Meniconi: il vecchio Griffith
Andrea Bosic: Lo sceriffo
Gordon Mitchell: Baltimora Joe
Beniamino Maggio: Petrack
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