La fuga
Accusato ingiustamente di aver ucciso la moglie che lo detestava apertamente, Vincent Parry evade dal carcere di San Quentin e in maniera rocambolesca trova l'aiuto, in apparenza fortuito, di un paio di persone che si riveleranno attinenti al percorso che Vincent dovrà affrontare per dimostrare la sua innocenza. Quest'aspetto della vicenda è forse una pecca narrativa di un film che è comunque un capolavoro, risultando assai poco credibile se non addirittura improbabile nella realtà. Il primo a dargli un passaggio è un tipo alquanto sospettoso e finirà per ricattarlo mentre la seconda è decisamente la persona che gli cambierà la vita. Lei, Irene, lo nasconde nel suo appartamento di San Francisco perché lo stima ed ha sempre creduto nella sua innocenza arrivando a perorare la sua causa durante il processo anche con lettere aperte ai giornali e francamente questo aspetto, come dicevo sopra, nuoce alla trama. Ovvero lei lo conosceva e stimava condividendone pure una cara amica, Madge, sua vecchia fiamma, senza che avessero mai avuto modo di conoscersi. Ma tant'è, con un bel punto interrogativo. Lui sa che non può restare e braccato dalla polizia, su consiglio di un tassista, decide di sottoporsi ad una plastica facciale da un chirurgo compiacente. Bendato e bisognoso di riposo si reca da un suo vecchio amico disposto ad aiutarlo per il tempo della convalescenza ma lo trova morto ed è costretto a rifugiarsi ancora dalla donna. Lei lo accudisce nella settimana di degenza dove deve assolutamente restare immobile con la bocca e a nutrirsi di soli liquidi con cannuccia. E visto che il chirurgo gli ha assicurato che lo avrebbe reso più vecchio ma più bello, quando Irene gli toglie finalmente le bende se ne innamora venendo subito ricambiata. Ma la sua amica Madge ha scoperto che l'uomo che nasconde in casa è il ricercato e guarda caso è proprio l'uomo che lei ha denunciato come assassino. Respinta da Vincent e morbosamente innamorata di lui, consumata dall'odio aveva commesso i due omicidi, quello della moglie prima e quello dell'amico dopo, per farlo accusare nella speranza potesse essere condannato a morte e quindi di non poter mai essere di nessun'altra. Scoperta e perfida fino alle estreme conseguenze si lancia dalla finestra del suo appartamento rendendo vano ogni tentativo di Vincent di farla confessare e anzi addossandogli anche il suo di omicidio. La polizia non avrebbe certo fatto difficoltà a capire che dopo la moglie, una volta evaso si era vendicato del suo amico come probabile rifiuto ad aiutarlo e della donna che aveva testimoniato contro di lui al processo. Resosi conto che non avrebbe più potuto sperare nella giustizia, non gli resta che fuggire all'estero avvertendo la sua amata che potrà ritrovarlo, se tutto andrà bene, e una volta calmate le acque, in un bar sul mare di una cittadina peruviana a suo tempo convenuta. E così avviene con i due che si abbracciano pronti a vivere una nuova vita lontano dalla patria. Il film è molto bello a dispetto di una trama da teatro dove tutto succede nei pochi metri del palco e regge principalmente per gli attori. La coppia Bogart-Bacall già consolidata al cinema regge bene unita alle grandi capacità espressive della Moorehead, la famosa strega Endora mamma di Samantha nella fortunata serie TV "Vita da Strega".
L'inizio del film girato in soggettiva, ovvero con gli occhi dell'evaso e di tutto quello che gli è parso davanti nella fuga, è una trovata tecnica assolutamente innovativa per i tempi. Scoprire il volto dell'evaso dopo circa un'ora di film dopo averne avuto sentore solo da foto segnaletiche dei giornali che a mio avviso mostravano un Bogart foto-ritoccato per svelarlo un tantino simile dopo avergli tolto le bende. Nel frattempo è passata quasi un'oretta quando finalmente Bogart si svela anche se già con le bende resteranno impressi nella memoria l'espressività dei suoi occhi e quelle labbra sottili orfane della classica sigaretta penzolante. Si apprezzano le voci di Bruno Persa (classica di Bogart) e si riconoscono facilmente quelle di Alberto Sordi e Cesare Polacco rispettivamente del giovane Bob e dell'anziano chirurgo plastico.
L'inizio del film girato in soggettiva, ovvero con gli occhi dell'evaso e di tutto quello che gli è parso davanti nella fuga, è una trovata tecnica assolutamente innovativa per i tempi. Scoprire il volto dell'evaso dopo circa un'ora di film dopo averne avuto sentore solo da foto segnaletiche dei giornali che a mio avviso mostravano un Bogart foto-ritoccato per svelarlo un tantino simile dopo avergli tolto le bende. Nel frattempo è passata quasi un'oretta quando finalmente Bogart si svela anche se già con le bende resteranno impressi nella memoria l'espressività dei suoi occhi e quelle labbra sottili orfane della classica sigaretta penzolante. Si apprezzano le voci di Bruno Persa (classica di Bogart) e si riconoscono facilmente quelle di Alberto Sordi e Cesare Polacco rispettivamente del giovane Bob e dell'anziano chirurgo plastico.
Stati Uniti 1947
Regia: Delmer Daves
con
Humphrey Bogart: Vincent Parry
Lauren Bacall: Irene Jansen
Agnes Moorehead: Madge Rapf
Bruce Bennett: Bob
Tom D'Andrea: Sam
Clifton Young: Baker
Douglas Kennedy: Detective
Rory Mallinson: George Fellsinger
Houseley Stevenson: Dr. Walter Coley il chirurgo plastico
oggi è l'anniversario del loro matrimonio
RispondiEliminail 21 maggio 1945 si sposavano e Bogart era già al suo quarto matrimonio