La montagna di luce
S indar, potente Rajah di Punjab vuole ardentemente l'enorme diamante che brilla sulla fronte di una venerata Dea locale e noto col nome di La Montagna di Luce. Per questo prima lusinga e poi obbliga un avventuriero a rubarlo per lui. Questi, Allan Foster, è noto alle cronache internazionali per aver rubato nella super blindata banca di New York e siccome ha contratto un enorme debito di gioco col Rajah, deve assecondare i suoi piani anche se l'impresa è piuttosto complicata essendo la statua sorvegliata a vista in una pagoda dove i bianchi non possono entrare. Con l'aiuto di Sitama, un furbo santone e della baiadera Lilamani, fingendosi a sua volta un pellegrino e con un piano ingegnoso, riesce a rubare il diamante. Ma preferisce tenerselo per sé e tentare di raggiungere il confine con la ragazza, inseguito da Sitama spalleggiato da suoi uomini, che sta in realtà agendo per conto del Rajah che lo ha messo alle costole di Allan. I due vengono raggiunti e catturati col diamante che Sitama consegna personalmente al Rajah che a sua volta li fa gettare in un pozzo per morire annegati ed eliminare pericolosi testimoni di un furto sacrilego per ogni indiano. Ma Allan e Lilamani riescono a salvarsi e nottetempo lui penetra nelle stanze del Rajah per apprendere da lui che Sitama gli ha rifilato una pietra falsa e l'originale lo ha lui, ma essendo morto è ormai andato perduto. Allan tuttavia conosce l'astuzia di cui è capace quell'uomo, un guru che sa rallentare i battiti cardiaci fino a farsi credere morto, e infatti lo scopre in un luogo dove vengono portati i defunti per essere divorati dagli avvoltoi. Recupera il diamante e di fronte all'insistenza della sua donna, che sostiene porti male rubare quel gioiello appartenente alla Dea, decide di riconsegnarlo al tempio dove il Gran Bramino lo accoglie come un eroe. Ottiene di essere lui in persona a rimetterlo al suo posto originario e da imbroglione qual’è, ne piazza uno falso al suo posto e ce lo confessa prima dei titoli di coda guardando in camera. Ma che resti tra lui e noi spettatori se no la ragazza sua, Lilamani, chi la sente. Quel favoloso diamante fa oggi bella mostra di sé sulla Corona di Sua Maestà Britannica.
Tratto da un racconto Salgariano, è un film di buona fattura grazie a Umberto Lenzi che ne cura la regia, ad interpreti molto in voga nel cinema italiano dell'epoca, come Richard Harrison e Daniele Vargas nei rispettivi e consueti ruoli di buono e cattivo e ad esterni esotici che ne aumentano senz'altro il valore.
Italia 1965
Regia: Umberto Lenzi
Musiche Francesco De Masi, Giovanni Fusco
con
Richard Harrison: Allan Foster
Luciana Gilli: Lilamani
Wilbert Bradley: Sitama
Daniele Vargas: Rajah Sindar
Giovanni Cianfriglia: sergente
Nazzareno Zamperla: uomo di Sitama
Dakar: uomo di Sitama
Andrea Scotti: servitore
Nerio Bernardi: il Gran Bramino
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