Le avventure di Mandrin
Buon film di avventure diretto da Mario Soldati con Raf Vallone nel ruolo di Mandrin, un fuciliere di stanza a Grenoble che durante la settimana di licenza si imbatte in alcuni contrabbandieri che trafficano merci tra Piemonte e Delfinato. Ha una brutta esperienza con le guardie di confine francesi con le quali ha una violenta colluttazione nel tentativo di difendere una donzella e dalle quali è arrestato e incolpato di smerciare tabacco. Il capo dei doganieri Stefano Vernet, tipo infido e dispotico, intrallazza guadagnando con la merce sequestrata che poi rivende intascando il ricavato e tiene la popolazione soggiogata con severa autorità, lo fa frustare e poi condurre al più vicino centro militare per essere processato con gravi imputazioni. Mandrin riesce tuttavia a fuggire e trova insperato rifugio presso un castello dove vive un ottuagenario principe, Guido IX D'Albòn che considera re Luigi XV un usurpatore al pari dei suoi predecessori. Tollerato dalle autorità locali per il suo lignaggio e per l'età avanzata che non desta preoccupazioni è considerato alla stregua di un vecchio pazzo. Tuttavia è fiero di aver ospitato un uomo come Mandrin che non si è piegato ai francesi e lo copre dai suoi inseguitori facendolo fuggire per un passaggio segreto. Mandrin incontra alcuni contrabbandieri nella locanda piemontese della bella Rosetta e con loro da inizio a scorribande lungo la zona di confine guadagnandosi la stima dei suoi, sempre più numerosi, e il rispetto della gente che lo vede come un liberatore. La sua taglia in Francia cresce di giorno in giorno essendo non più solo disertore ma anche bandito. Nelle sue sortite si prende gioco dei soldati e soprattutto del doganiere Vernet al quale fa regalare la merce sequestrata puntandogli un coltello tra le natiche, cosa che lo rende molto disposto e simpatico agli sbalorditi e ignari avventori. Il Re in persona decide che è giunta l'ora di debellare questo individuo potenzialmente in grado di sollevare il popolo, inviandogli contro il Barone de Villemure con un'armata. Anche la graziosa Marchesa de Maubricourt vuol prendere parte alla spedizione, stanca della noia di corte e desiderosa di forti emozioni come quella di conoscere di persona un feroce bandito il cui modo di portare il cappello la incuriosisce molto. E proprio lei, l'amante del Re, la seconda donna più potente di Francia dopo la Regina, ne fa la conoscenza nel modo più bizzarro possibile quando viene ricevuta da Mandrin nei panni del solerte funzionario Vernet con i modi più forbiti e affascinanti, dopo aver rinchiuso il doganiere e i suoi uomini nello scantinato. Ma liberatisi, l'indomani per la Marchesa c'è la scoperta di aver passato la notte con il bandito in persona, cosa che tutto sommato l'ha intrigata parecchio, ma per l'etichetta è un affronto che va punito. Solo un traditore può indurre facilmente Mandrin a cadere in trappola e catturato è sul punto di essere impiccato. Ma l'intercessione della sua amata Rosetta presso la Marchesa gli salverà la vita con un lasciapassare per tornarsene in Piemonte e vivere finalmente felici. Semplice, lineare come molti film di Soldati si lascia apprezzare anche oggi. Oltre al bravo Vallone, una Silvana Pampanini in splendida forma e un simpatico Alberto Rabagliati nel ruolo di uno dei contrabbandieri con ovvia licenza di bel canto. Vinicio Sofia è straordinario nel caratterizzare l'ingordo e opulento Stefano Vernet, funzionario doganale di seconda classe che è bene precisare affinché la sua alterigia non lo faccia allargare troppo.
Italia, Francia 1952
Regia: Mario Soldati
con
Raf Vallone: Mandrin
Silvana Pampanini: Rosetta
Jacques Castelot: Barone de Villemure
Alberto Rabagliati: Behisar
Michèle Philippe: Marchesa de Maubricourt
Gualtiero Tumiati: Principe Guido IX D'Albòn
Vinicio Sofia: Stefano Vernet funzionario doganale di seconda classe
Michele Malaspina: Sauvigny
Nietta Zocchi: dama di compagnia
Giulio Donnini: Pierre Patou
Roland Armontel: Marchese Augusto Roquirolles
Vinicio Sofia anche indimenticabile doppiatore
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