Genoveffa di Brabante
Curato nel castello dei Brabante da Genoveffa, figlia del Duca, il conte Sigfrido se ne è perdutamente innamorato. Dopo anni di guerre tra le due casate confinanti, Sigfrido aveva offerto il braccio e la sua spada in aiuto del Duca quando questi era stato aggredito da alcuni briganti. Ferito era stato condotto a castello e curato, ancorché fiero nemico dei Brabante, che non potevano negargli il merito di averli aiutati in quel grave frangente. Ora l'amore che è sbocciato tra i due è foriero di pace stabile e futura coronata dal loro matrimonio e successivo trasferimento della coppia nel castello del conte. Qui però viene dopo poco tempo raggiunto dalla chiamata del Re che lo vuole tra i partecipanti alla Crociata, ragione questa che lo vede obbligatoriamente partire, per lasciare il castello nelle mani del fido Golo che dovrà vegliare sulla sicurezza della sua padrona. Lei è turbata e nei giorni seguenti lo diventerà ancor più, passando dalla trepidazione per la sorte dell'amato consorte in guerra, alla paura delle attenzioni spasmodiche dell'uomo che deve proteggerla. Golo è sempre più ossessionato da quella donna che lo respinge con tutte le forze e le viene impedito di mandare messi per chiedere aiuto al marito, né tantomeno riceverli dal consorte che non ha più notizie dal castello. Il motivo va ricercato nel fatto che i suoi messaggeri vengono trucidati non appena si presentano al castello. In questa drammatica situazione giunge anche notizia che Sigfrido è stato sconfitto ed è probabilmente morto in battaglia, cosa che scatena Golo che, respinto per l'ennesima volta, decide di eliminare la donna con il piccolo neonato che ha avuto dall'ignaro marito. Un fedele servitore incaricato di sopprimerli nel bosco, non porta a termine il compito, liberandoli e facendo credere al malvagio di averli eliminati. Quattro anni passano e il piccolo cresce con la madre in condizioni precarie, rifugiati in una grotta e in costante pericolo di una natura ostile e selvaggia. Sigfrido è però vivo ma prigioniero dei Mori dai quali riesce a liberarsi, per fare ritorno al castello dopo lunghe traversie. Qui gli viene raccontato che sua moglie lo ha tradito, partorendo il figlio di un altro e disonorando il casato, al punto che Golo ha dovuto giustiziarla. Tuttavia la verità viene a galla grazie a una persona fidata che racconta a Sigfrido come sono andate le cose, dandogli una lettera con la quale sua moglie lo pregava di aiutarla e il cui messaggero era stato ucciso come tutti gli altri. Furioso Sigfrido si avventa sul malvagio traditore e dopo un lungo combattimento di spada lo uccide, per poi precipitarsi nel bosco dove anni prima venne abbandonata sua moglie. L'incontro col piccolo figlio che vagava è toccante e febbrilmente si fa condurre dove si trova sua madre che, senza forze ormai, è riversa a terra nella misera grotta. Sigfrido pensa al peggio ma una flebile voce lo richiama a sé per abbracciarla forte. E' viva! E può finalmente ricondurre a casa la sua famiglia per una nuova vita di gioia, lasciandosi per sempre alle spalle gli orrori subiti.
Ingenuo e con molti difetti che vanno dal montaggio alla ricostruzione storica, ha però il pregio di appartenere a un genere ormai perduto del cinema nostrano e che trovava apprezzamento nelle sale parrocchiali o di periferia, rappresentando un divertimento domenicale che coinvolgeva l'intera famiglia, C'erano azione e sentimento, in un mix che non poteva deludere nessuno. Qui si apprezzano, aldilà dei protagonisti, gli stupendi castelli di Manzanares el Real nel pressi di Madrid, usato come dimora dei Brabante, mentre Sigfrido vive in quello di Balsorano (AQ) con scene del duello girate nel cortile e nei camminamenti di Castel Sant'Angelo in Lungotevere Castello a Roma Urbe Eterna.
Genoveffa di Brabante
Italia, Spagna 1964
Regia: José Luis Monter
Musiche Carlo Rustichelli
con
María José Alfonso: Genoveffa di Brabante
Alberto Lupo: conte Sigfrido di Treviri
Stephen Forsyth: Golo
Ángela Rhu: Berta
Beni Deus: Raiberto
Rosita Yarza: Gertrude
Andrea Bosic: duca di Brabante
Antonella Della Porta: madre di Genoveffa
Franco Balducci: Rambaldo
Loris Loddi: figlio di Sigfrido
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