Sette ore di guai
T ratto da una farsa di Eduardo Scarpetta -'na criatura sperduta- vede Totò nei panni di un modesto sarto di periferia, che è appena diventato padre di un bel maschietto. Angelina, sua moglie, la puerpera, è ancora a letto per rimettersi dalle doglie del parto anche se tra poco dovrà alzarsi per andare in chiesa dove è previsto il battesimo del pargolo. Questi nel frattempo è stato portato da Maddalena, la balia, a prendere un po' d'aria buona, intanto che i genitori si preparano e, durante la passeggiatina, mentre la donna discute con Ludovico, un cameriere col quale di tanto in tanto si intrattiene nel tempo libero, ecco arrivare suo marito che mosso da gelosia crea un putiferio. Nello scompiglio la donna, presa a ceffoni, viene accompagnata dai passanti al pronto soccorso, mentre Ludovico più impaurito che mai si ritrova il pargolo tra le braccia e se lo porta a casa. Qui la collega domestica Bettina lo riconosce e gli fornisce l'indirizzo dove riportarlo ai suoi genitori. Nel frattempo a casa di Totò è piena angoscia ed apprensione nell’ aver appreso che il pupo è sparito e per non allarmare la puerpera, le viene portato in camera un altro pargolo, preso in prestito dai vicini, i signori Romolini che sono la quintessenza della distrazione oltre ad avere una vista da talpa. Così nel frattempo Totò, l'avvocato Espinaci e suo cognato Matteo, appurata la vicenda si mettono alla ricerca di Ludovico per recuperare il pupo. La squadra non è delle più coese, l'avvocato appena giunto per tutelare un suo cliente creditore del sarto, poiché amico d'infanzia di Angelina, aveva desistito dal procedere legalmente accettando di fare da padrino al battezzando, cosa non presa bene da Matteo al quale era stato affidato inizialmente il ruolo. Inoltre essendo manesco è tipo da prendere con le molle senza contare che mammà, Donna Lucrezia, stravede per lui e poco per il genero che vorrebbe farle allentare i cordoni della borsa. In una girandola di situazioni comico-grottesche, alle prese con mariti gelosi e bellone fedifraghe, o inseguiti da paesani furiosi e Romolini bislacchi, i nostri riusciranno a giungere a cerimonia terminata e poco prima di dare inizio ad una nuova corsa ai pargoli, ripetutamente scambiati per tutto il film e abbandonati alla fine su un carro allegorico.
Divertente e a tratti irresistibile, per una comicità coinvolgente grazie alle capacità di un cast abile nel dar vita a personaggi bizzarri e reali di ottima fattura. Numerose le battute di Totò, che con il bravo Eduardo Passarelli da vita a un delizioso duetto che ci accompagna per tutto il film, sciorinando il repertorio classico e introducendo lo specifico "ortolano" nel giocare sul nome dell'avvocato Espinaci che diventa broccoletti, ravanelli, e via di questo passo; "sempre erbaggi sono!". Oltre al mitico "mi faccia il piacere" circa il suo essere avvocato e che al limite la Laurea doveva essere falsa per forza. Tra gli altri da segnalare senz'altro la famiglia Romolini al completo, tra le più bizzarre viste al cinema, con Carlo Campanini eccezionale capo famiglia, Giulietta Masina sua figlia e neo mamma anche lei, e la spalla di tanti film, Mario Castellani, suo cugino Antonino, svampito come pochi.
Italia 1951
Regia: Vittorio Metz, Marcello Marchesi
Musiche Pippo Barzizza
con
Totò: Totò De Pasquale
Clelia Matania: Angelina
Carlo Campanini: Romolini padre
Giulietta Masina: Romolini figlia
Mario Castellani: Antonino
Isa Barzizza: Amelia
Guido Celano: Achille
Eduardo Passarelli: avvocato Peppino Espinaci
Bice Valori: Maddalena
Galeazzo Benti: Ernesto
Alberto Sorrentino: sor Raffaele
Arturo Bragaglia: nonno Arturo
Nino Milano: Matteo
Gildo Bocci: l'ubriaco
Gisella Monaldi: Carmela
Carlo Mazzarella: Ludovico
Ughetto Bertucci: Annibale
Elsa Pavani: Bettina
Liana Del Balzo: Donna Lucrezia
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