Zorro il cavaliere della vendetta
Z orro aiuta Don Alfaro, un vecchio pioniere, dalle angherie del cinico Zack che lo perseguita per arrivare ad un favoloso smeraldo che il vecchio ha scoperto e memorizzato in una mappa affidata a sua figlia Gladys. Zack non è tanto attratto dalla pietra in sé, quanto dal potere che essa conferisce a chi la possiede. Essendo incastonato in un antico idolo precolombiano, è custodito in una grotta in territorio Comanches che lo considerano un potentissimo talismano. Per questo Zack conta di impossessarsene per assicurarsi il potere assoluto sugli indiani e sulle loro terre, che dovrebbero custodire nel sottosuolo enormi quantità d'oro. Con i suoi uomini riesce ad arrivare nel luogo sacro e a prendere lo smeraldo che risulterà essere un volgarissimo vetro. Lo scherzetto glielo ha fatto Zorro, sostituendo il vero con il falso e scongiurando una nuova guerra con gli indiani. Altresì fa comprendere ai suoi amici l'importanza che tale pietra resti dove si trova e cosa più importante riesce a sviare le due compagne d'avventura, Gladys e la signorina Cooper circa la sua vera identità nei panni del mite e anzi volutamente vigliacco fazendero David Sandoval.
Diciamo subito che fare un film peggiore di questo è praticamente impossibile. Se da un lato i paesaggi spagnoli di tanti euro western hanno una discreta se non buona riuscita, la scelta dei personaggi squinternati e qui schierati è delle più assurde mai viste e forse per questo alla fine diverte pure per quanto grotteschi risultano davanti alla macchina da presa. Innanzitutto Zorro è forse l'unico ben caratterizzato se non fosse che è principalmente un pistolero e poi uno spadaccino, con inusuale colt e spada ciondolante dallo stesso cinturone. La maschera copre tutto il viso con soli due buchi per gli occhi e il ranchero che ne assume le sembianze, l'attore Carlos Quiney, ha il fisico adatto ai due ruoli. Il cattivo Jeremy Zack, che potrebbe anche essere un buon "villain", è stranamente spalleggiato da cinque goffi e imbranatissimi scagnozzi, cosa che lascia interdetti circa il genere del film che si sta vedendo. Al contrario il ranchero / Zorro ne ha due soli ma astuti e abilissimi. Le due donne protagoniste recitano poco e male, specie la “signorina” Cooper, agente della Pinkerton, mai usata così a sproposito come in questo contesto. L’Agenzia Pinkerton dico. Ma l'apoteosi si raggiunge nel finale quando vengono tirati in ballo gli indiani. Poteva risparmiarselo il regista con quel materiale umano che aveva tra le mani. Mai scelta fu più improvvida; forse con Arrapaho degli Squallor ma lì era chiara parodia. Al contrario qui si deve subire l'esibizione di macilenti e improbabilissimi indiani chiari di carnagione, coi petti villosi (l'indiano è notoriamente glabro) e addirittura qualcuno, mantenuto prudentemente, per far mucchio, dietro agli altri, con capelli chiari. Insomma un pastrocchio di proporzioni inaudite in un film che vede all'opera uno degli eroi più popolari al mondo; roba da far ritirare il patentino da regista.
Spagna, Italia 1971
Regia: José Luis Merino e Luigi Capuano
Musiche Francesco De Masi
con
Carlos Quiney: David Sandoval / Zorro
Malisa Longo: Gladys
María Mahor: agente Cooper
Fernando Hilbeck: Jeremy Zack
Pasquale Basile: Johnny
Enrique Avila
José Cárdenas
Anna Farra
Antonio Jimenez Escribano
A.Maria Espejo
F. Pellegrini
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