Anonymous
Spirito del tempo, l'applauso, il diletto, la meraviglia del nostro teatro, del nostro Shakespeare, risorga!. Il nostro Shakespeare poiché egli è di tutti noi non è così? Il più rappresentato drammaturgo di ogni tempo, l'autore di 37 opere teatrali, 154 sonetti e diversi poemetti che sono collettivamente riconosciuti come l'ineguagliabile espressione dell'umanità nella lingua inglese. E tuttavia non un solo manoscritto di nessun genere è mai stato trovato che fosse scritto di suo pugno da Shakespeare. In 400 anni neanche un documento.
Roland Emmerich imbastisce una trama avvincente fatta di incesti, tradimenti, fobie e sangue per dimostrare che il più amato degli scrittori altri non sia che il frutto del lavoro di un nobile al quale non era concesso di scrivere per il teatro a causa del suo rango e roso dal tarlo della letteratura, non poteva resistere dal dare voce su carta alle storie e ai personaggi che pullulavano nella sua testa. Per questo aveva incaricato un giovane drammaturgo di portare sulle scene le sue opere restando rigorosamente anonimo e consentendo al giovane di diventare famoso a sue spese e in sua vece. Ben Jonson, colui che riceve questo singolare incarico, ne viene casualmente defraudato da un illetterato attore della compagnia alla quale affidava l'allestimento. Da quel momento il cinico giovane dal nome Will Shakespeare si approprierà della fama in maniera più che ingorda risalendo perfino la fonte di tali opere e chiedendo in cambio altro denaro per tacere. Insomma Emmerich ci propone una figura più che losca, ignorante e ingorda, mettendo in risalto al contrario quella del Conte di Oxford, Edward de Vere la cui infanzia e ricca istruzione, da figlio bastardo della regina, è stata affidata alle sorti del suo primo consigliere: il potentissimo William Cecil in una casa, la sua, tra le più puritane e con lo scopo di maritare il giovane alla figlia e di farlo diventare Re con le opportune trame alla morte di Elisabetta I. Il De Vere tuttavia crescerà dando sfogo alla sua indole letteraria e trascurando moglie e patrimonio per soddisfare la sua estrema vena poetica. Dote questa che unita ad un'aitante presenza fisica lo fa apprezzare soprattutto dalla Regina che ignara di esserne la madre, come del resto lui il figlio, conquistata dalla sua poesia e dalla sua avvenenza ne resta incinta del bastardo che sarà poi il terzo conte di Southampton che nel finale verrà salvato da una congiura di corte proprio grazie all'intercessione del padre che ne svelerà l'identità alla cinica Regina Madre. Aldilà della storia che ha scatenato notevoli polemiche toccando un mostro sacro come il Bardo dell'Avon il film si fa apprezzare per il notevole sforzo di rappresentare costumi d'epoca e scenografie di interni come di esterni londinesi di pregevole fattura. Ottimi gli interpreti a iniziare dai due Cecil, padre intrigante e figlio deforme, e tra i quali spiccano Rhys Ifans nel ruolo del tormentato scrittore dalla vita che è un romanzo, e la bravissima Vanessa Redgrave. Splendida nei panni della Regina Madre che condivide con la figlia Joely Richardson in quelli di lei da giovane e visto che è sua figlia, al regista riesce benissimo il continuo balzo temporale di quarant'anni senza che lo spettatore avverta qualcosa di stonato, come al contrario avviene col giovane De Vere. Però com'è invecchiata Vanessa! Nella mia mente è sempre la Ginevra che folgorò nel 1967 Franco Nero e tantissimi di noi giovani nel film Camelot. Ma guardarla recitare è un piacere e i continui cambi di scena con la figlia sono uno spettacolo al quale non capita spesso di assistere. Un film complesso ed avvincente nel film della loro vita privata.
Roland Emmerich imbastisce una trama avvincente fatta di incesti, tradimenti, fobie e sangue per dimostrare che il più amato degli scrittori altri non sia che il frutto del lavoro di un nobile al quale non era concesso di scrivere per il teatro a causa del suo rango e roso dal tarlo della letteratura, non poteva resistere dal dare voce su carta alle storie e ai personaggi che pullulavano nella sua testa. Per questo aveva incaricato un giovane drammaturgo di portare sulle scene le sue opere restando rigorosamente anonimo e consentendo al giovane di diventare famoso a sue spese e in sua vece. Ben Jonson, colui che riceve questo singolare incarico, ne viene casualmente defraudato da un illetterato attore della compagnia alla quale affidava l'allestimento. Da quel momento il cinico giovane dal nome Will Shakespeare si approprierà della fama in maniera più che ingorda risalendo perfino la fonte di tali opere e chiedendo in cambio altro denaro per tacere. Insomma Emmerich ci propone una figura più che losca, ignorante e ingorda, mettendo in risalto al contrario quella del Conte di Oxford, Edward de Vere la cui infanzia e ricca istruzione, da figlio bastardo della regina, è stata affidata alle sorti del suo primo consigliere: il potentissimo William Cecil in una casa, la sua, tra le più puritane e con lo scopo di maritare il giovane alla figlia e di farlo diventare Re con le opportune trame alla morte di Elisabetta I. Il De Vere tuttavia crescerà dando sfogo alla sua indole letteraria e trascurando moglie e patrimonio per soddisfare la sua estrema vena poetica. Dote questa che unita ad un'aitante presenza fisica lo fa apprezzare soprattutto dalla Regina che ignara di esserne la madre, come del resto lui il figlio, conquistata dalla sua poesia e dalla sua avvenenza ne resta incinta del bastardo che sarà poi il terzo conte di Southampton che nel finale verrà salvato da una congiura di corte proprio grazie all'intercessione del padre che ne svelerà l'identità alla cinica Regina Madre. Aldilà della storia che ha scatenato notevoli polemiche toccando un mostro sacro come il Bardo dell'Avon il film si fa apprezzare per il notevole sforzo di rappresentare costumi d'epoca e scenografie di interni come di esterni londinesi di pregevole fattura. Ottimi gli interpreti a iniziare dai due Cecil, padre intrigante e figlio deforme, e tra i quali spiccano Rhys Ifans nel ruolo del tormentato scrittore dalla vita che è un romanzo, e la bravissima Vanessa Redgrave. Splendida nei panni della Regina Madre che condivide con la figlia Joely Richardson in quelli di lei da giovane e visto che è sua figlia, al regista riesce benissimo il continuo balzo temporale di quarant'anni senza che lo spettatore avverta qualcosa di stonato, come al contrario avviene col giovane De Vere. Però com'è invecchiata Vanessa! Nella mia mente è sempre la Ginevra che folgorò nel 1967 Franco Nero e tantissimi di noi giovani nel film Camelot. Ma guardarla recitare è un piacere e i continui cambi di scena con la figlia sono uno spettacolo al quale non capita spesso di assistere. Un film complesso ed avvincente nel film della loro vita privata.
Anonymous
UK, Germania 2011
Regia: Roland Emmerich
con
Rhys Ifans: Edward de Vere, conte di Oxford
Vanessa Redgrave: Regina Elisabetta I
Sam Reid: Conte di Essex
Xavier Samuel: Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton
Sebastian Armesto: Ben Jonson
Rafe Spall: William Shakespeare
David Thewlis: William Cecil
Edward Hogg: Robert Cecil
Paolo De Vita: Francesco
Jamie Campbell Bower: Giovane Edward de Vere
Joely Richardson: Regina Elisabetta I giovane
Derek Jacobi: Presentatore drammatico
Robert Emms: Thomas Dekker
Film straordinario ... ottima scelta zio !!!
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