Maciste nelle miniere di re Salomone
N el cuore dell'Africa in tempi assai lontani sorgeva una citta chiamata Zimba. Una invalicabile cerchia di mura la cingeva e tutto intorno una foresta immensa popolata da fiere di ogni specie la teneva isolata dal resto del Mondo. Il fulcro della città era costituito da un sontuoso palazzo reale dai cui sotterranei si accedeva alle favolose Miniere del Re Salomone. Ma la saggezza del Re Namar aveva vietato in perpetuo l'estrazione dei tesori in esse sepolti. Una statua di Beeth Dea della Pace ne occludeva l'ingresso con la sua mole gigantesca. Questa dunque era Zimba nel giorno in cui si compiva il ventesimo anno del sereno e felice Regno di Namar ...
Ma nell'ombra il bieco Riad, alto dignitario di corte, complotta per prendere il potere alleandosi con Fazira e la sua banda di tagliagole. Lei pretende metà dell'oro che sarà estratto dalle Miniere che intendono riaprire e Riad acconsente, penetrando con lei e i suoi uomini nel palazzo da un passaggio segreto. E' una carneficina e Re Namar viene ucciso nel suo letto dallo stesso Riad. Il suo unico figlioletto Vazma, erede al trono, è difeso strenuamente da Abucar capo delle guardie reali che riesce a farlo fuggire con la sua nutrice Samara pregandola di cercare e avvertire Maciste, anche se attraversando la giungla dovrà affrontare pericoli mortali. La giovane riesce a fuggire e trovare Maciste che dopo averla salvata dalle fauci di un leone, la affida ai suoi amici di una pacifica tribù, per precipitarsi a Zimba. Qui riesce a liberare Abucar e indirizzarlo al villaggio dove ha messo in salvo il piccolo e Samara, dopo aver messo fuori combattimento numerose guardie. Ma catturato da forze soverchianti viene condannato a morte mediante squartamento. Legato a due tiri di 4 cavalli ciascuno e chiuso in una gabbia piena di lame taglienti con punte acuminate, nessuno avrebbe potuto farcela. Ma non Maciste che con sovrumani sforzi riesce a sfiancare i cavalli e liberarsi per battersi come una furia contro chi gli si para innanzi. Catturato di nuovo viene condotto davanti a Fazira che è rimasta così colpita dalla sua forza che intende farselo alleato. Con lui nessuno potrà fermarla e Riad potrà essere facilmente eliminato per tenersi tutto lei. Ma il possente Maciste non è uomo da simili azioni e rifiutandosi a tutte le richieste, viene con un trucco drogato e soggiogato fissandogli un anello magico ad una caviglia per poi mandarlo con gli altri schiavi nelle miniere. Con lui fuori uso sembra ormai perduta ogni speranza per la gente che anzi vede ingrossare sempre più le fila dei deportati nelle miniere per l'ingordigia dei due tiranni ad estrarre sempre più oro. Anche Samara e il piccolo Vazma sono stati catturati dopo la distruzione del villaggio che li ospitava e Abucar cerca disperatamente di liberare Samara che rischia di venire uccisa con una spettacolare colata d'oro fuso. Dapprima si introduce nelle miniere dove scopre che Maciste è senza personalità per via di quello strano anello alla caviglia per cui prega altri schiavi di provare a toglierlo mentre lui tenta il tutto per tutto per salvare Samara. Purtroppo non può nulla contro un così grande ed agguerrito numero di avversari per cui viene catturato e legato a fianco della sua Samara per diventare a sua volta una statua d'oro. Buon per loro che nella miniera son riusciti a liberare Maciste dal quel sinistro anello e adesso piomba come una furia nella piazza fermando le esecuzioni e anzi facendo rovesciare l'enorme crogiolo di oro fuso sui due crudeli tiranni uccidendoli. Il resto degli schiavi irrompe e sua volta a dar manforte avendo facilmente gioco sugli attoniti e ormai sbandati guerrieri. Vazma sarà il nuovo re, acclamato da tutti al pari della coppia Abucar che con Samara ne saranno i genitori adottivi. Maciste invece deve salutare e andarsene dove altri avranno bisogno del suo coraggio e valore.
Piero Regnoli che si firma Martin Andrews dirige questo discreto peplum che non si discosta dai consueti canoni del genere se non per il fatto di essere stato girato in esterni niente meno che in Sudafrica. Convincente infine per il ruolo il possente culturista inglese Reg Park.
Maciste nelle miniere di re Salomone
Italia 1964
Regia: Piero Regnoli
Musiche Francesco De Masi
con
Reg Park: Maciste
Wandisa Guida: Fazira
Bruno Piergentili: Abucar (accreditato Dan Harrison)
Giuseppe Addobbati: Re Namar
Eleonora Bianchi: Samara
Elio Jotta: Riad (accreditato Leonard G. Elliot)
Loris Loddi: Vazma
Carlo Tamberlani: Zelea
Nino Persello: Belal
Bruno Scipioni: Kadar
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