Signori si nasce
O ttone degli Ulivi è un nobile scioperato che nonostante la sua età matura si diletta ancora a corteggiare le soubrette dei varietà che lo idolatrano e lo chiamano Zazà. Ha grande inventiva con la quale sopperisce alla cronica mancanza di soldi, sperperati, scialacquati in maniera dissoluta. Ha debiti con tutti e una cambiale di 300 lire gli sta per costare caro. Ha infatti sul retro la firma falsa di suo fratello come avallante e il creditore, il cavalier Bernasconi, se ne è accorto e minaccia di adire le vie legali se non verrà onorata. Non resta che recarsi dal fratello per chiedere aiuto. Questi, Pio degli Ulivi, è il suo esatto contrario. E' un risparmiatore, un uomo timorato di Dio che ha messo in piedi una florida attività sartoriale ecclesiastica aiutato da sua moglie che come lui è morigerata e osservante. Quindi le richieste di suo fratello, considerato immorale e peccatore, vengono respinte con fermezza, tanto da indurre suo fratello ad andarsene, minacciando soluzioni estreme ed addossandone le eventuali colpe al sangue del suo sangue sordo alle richieste di aiuto nel momento più drammatico del bisogno. Pio è vaccinato e insensibile a tali sceneggiate, ma sua moglie lo ammonisce che nel caso di un suicidio di Ottone ne andrebbe di tutti loro. Così Pio accetta di aiutarlo e immediatamente si innescano tutta una serie di equivoci e tentativi di approfittare di tale insperata generosità. Sorpreso a casa dal preoccupato Pio con una ragazza, Zazà improvvisa spacciandola per sua figlia avuta anni prima e tenuta segretamente in collegio dalle "Sabatine" per cui Pio e sua moglie si ritrovano pure zii all'improvviso. Lei in realtà è Patrizia una soubrette che cerca un finanziatore per lo spettacolo che è stato fermato dall'impresario per questioni di cuore legate alla prima donna Titì Monteur e che Patrizia vuole adesso scalzare. La farsa sembra procedere senza intoppi, ma fattori esterni vengono a turbare il fragile equilibrio ritrovato. Dal manesco fidanzato di Patrizia, alla moglie di Battista, fedele e non pagato maggiordomo tuttofare di Ottone, passando per il cavalier Bernasconi e i carabinieri al seguito, oltre a uno stuolo di prelati e suore fedeli clienti della sartoria specializzata in abiti talari. Gli stessi abiti che il buon Pio e suo fratello indosseranno in un crescendo di situazioni imbarazzanti e divertenti, spacciandosi per i loro religiosi gemelli allo scopo di evitare scandali e sistemare le cose con buona pace dei creditori. Naturalmente i soldi li dovrà mettere Pio che si ritroverà pure ad essere il finanziatore dello spettacolo di varietà, con grande rabbia nel bisticcio finale col fratello sul palcoscenico tra gli applausi scroscianti di un pubblico entusiasta.
Si ride in questa commedia calibrata alla perfezione sui due personaggi con un Totò stratosferico nel dare vita al Barone Zazà caratterizzandolo con una erre moscia che rende la sua parlantina particolarmente divertente e rimane così bene impressa nella memoria che al solo pensarci la risenti dentro la testa.
Signori si nasce
Italia 1960
Regia: Mario Mattoli
Musiche Gianni Ferrio
con
Totò: Barone Ottone degli Ulivi detto Zazà
Peppino De Filippo: Barone Pio degli Ulivi
Lidia Martora: Maria Luisa, sua moglie
Delia Scala: Patrizia, la soubrette
Riccardo Garrone: Enzo, il suo fidanzato
Carlo Croccolo: Battista Signori
Vera Nandi: sua moglie
Angela Luce: Fedele
Luigi Pavese: cavalier Bernasconi
Liana Orfei: Titì Monteur
Nando Angelini: il tenore
Nico Pepe: Binotti l'impresario
Dori Dorika: Adelina Maniglia, la caratterista
Nino Milano: il cameriere
Ughetto Bertucci: il portiere del teatro
Aldo Pini: il costumista teatrale
Renato Malavasi: il sacerdote
Salvo Libassi: il monsignore
Gino Buzzanca: il maresciallo dei carabinieri
Leopoldo Valentini: il secondino del carcere
Edy Biagetti: il portiere della pensione
Walter Grant: il colonnello del circolo
Mario Meniconi: il fioraio
Attilio Torelli: un socio del circolo
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