I Re del Sole
Kolossal altamente enfatizzato ai tempi e nelle sale di periferia arrivava come film delle grandi occasioni e con condizioni spesso esose nel senso che la pellicola veniva abbinata ad altre 10 minori da spalmare nei giorni seguenti. Così funzionava presso i distributori, prendere o lasciare e ad ogni modo col pubblico affamato dell'epoca e con il cinema come unica risorsa, poco importava. La gente guardava di tutto e poco si curava della qualità. Questo film poi era "pompato" alla grande con trailers che nelle settimane precedenti ne esaltavano i contenuti e trattandosi di argomenti quasi mai rappresentati al cinema come la vita delle misteriose civiltà precolombiane, l'attesa era spasmodica. Credo addirittura di averlo visto per la prima volta in occasione di un Natale di tanti anni fa. Certo che visto oggi perde parecchio del suo fascino e le uniche cose che ancora si apprezzano sono la stupenda interpretazione di Yul Brinner perfettamente calato nei panni del capo indiano Falco Nero (Aquila Nera nella versione originale), gli stupendi esterni di Chichen Itza con El Castillo a farla da padrone assoluto e uno sfoggio di costumi piuttosto curati. Proprio dalla sommità di "El Castillo" (il castello) nome spagnolo dato alla piramide, il giovane Re Balam e molti dei suoi Maya riescono a scampare alla brutale invasione di un'altra bellicosa tribù rivale che al comando del sanguinario Hunac Ceel li ha invasi e vuole sterminarli. Costoro sono armati con spade di metallo in luogo di quelle di legno con punte di ossidiana tagliente in uso presso tali popoli e la lotta è pertanto impari. Sfruttando un passaggio segreto all'interno della piramide i Maya giungono fino al mare dove insieme ai locali pescatori si imbarcano su tutte le barche a disposizione per prendere il mare in cerca di una nuova terra e per sfuggire all'ira di Hunac Ceel. Avendo visitato quei luoghi e studiato abbastanza la loro storia ecco che a inizio film mi trovo subito davanti a due errori madornali. Il tempio alla sommità della piramide può al massimo contenere 10 persone e non centinaia come abbiamo visto e tantomeno dispone di passaggi così ampi in grado di accogliere quella massa e farla scendere in segreto al suo interno. Poi le spade di metallo arrivano con gli Spagnoli tanto che le civiltà precolombiane così avanti in astronomia non avevano ancora scoperto il ferro nel sedicesimo secolo. Perdoniamo il regista e andiamo avanti in questa storia che da adesso in poi è pura fantasia. Balam e i suoi, stremati e in preda ai primi segni di ribellione, riescono tuttavia ad approdare in una nuova terra che sembra pronta ad ospitarli finalmente in pace. In realtà dallo Yucatan sono arrivati in Texas e lì ad attenderli c'è una fiera popolazione locale non disposta a dividere con loro la propria terra. I Maya laboriosi e tecnicamente evoluti si mettono subito all'opera costruendo case, dissodando terreni ed erigendo una nuova piramide per continuare i loro riti propiziatori e di ringraziamento agli Dei che prevedono sacrifici umani. Il prescelto è talmente felice di essere sgozzato sulla pietra posta alla sommità della piramide perché sa che andrà al cospetto degli Dei e porterà loro il messaggio degli uomini che è la solita richiesta di prosperità e pace. Se la cosa è accettata da loro non è certo facile da digerire per uno come Falco Nero, combattivo capo indiano, che catturato è destinato al sacrificio. Così si innesca un complicato giro di attriti, sentimenti e considerazioni sulla correttezza di quella pratica così crudele. Del resto gli indiani vivono da sempre in comunione con la natura che li circonda senza per questo immolarsi per ringraziarla e nel Re Balam cominciano a vacillare le antiche credenze che andranno per sempre abbandonate quando i due popoli saranno costretti ad allearsi per fronteggiare la minaccia dell'indomito Hunac Ceel che a distanza di un anno è riuscito a prendere anch'egli il mare per eliminare per sempre il suo rivale. Stavolta troverà contro anche Falco Nero e la sua gente e per lui e i suoi guerrieri non ci sarà scampo. Anche il capo indiano muore eroicamente in battaglia ma il suo sacrificio e il suo insegnamento consentirà alle due popolazioni di integrarsi e vivere finalmente in pace
USA 1963
Regia: J.Lee Thompson
Musiche: Elmer Bernstein
con
Yul Brinner: Falco Nero
George Chakiris: Balam
Shirley Anne Field: Ixchel
Richard Basehart: Gran Sacerdote Ah Min
Barry Morse: Ah Zok
Brad Dexter: Ah Haleb
Armando Silvestre: Isatai
Victoria Vetri: Ixzubin
Leo Gordon: Hunac Ceel
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