Gli invincibili tre
A tra è da sempre in guerra con i vicini Tanussi e grazie al suo campione Ursus è riuscita a confinarli in terre aride e non adatte a loro, dediti da sempre all'allevamento del bestiame. Il vecchio Re Igos è in mano al suo campione tanto forte quanto crudele e anche il giovane figlio, il principe Dario, può ben poco contro la sua prepotenza. Alina, la cortigiana che ha preso il posto della sua defunta madre a fianco del re è a sua volta invaghita del forzuto mercenario, anche se non ricambiata. A dare una svolta alle cose e ai destini dei due popoli, ci pensa il vero Ursus che arriva in citta in compagnia di due amici nonché furfantelli: Capriolo e Manina. Tutti e tre creeranno così tanto scompiglio da farsi notare da tutte le forze in campo, riuscendo a farsi amico il giovane principe Dario e offrendosi di sfidare a duello il falso Ursus, in un combattimento che vedrà in caso di sua vittoria, concedere di nuovo i pascoli ai Tanussi e vivere entrambe le popolazioni in pace, mentre in caso di sconfitta la sua vita nelle mani del vincitore. Grazie a Teomaco, consigliere reale e alchimista, il falso Ursus riesce a sconfiggere il vero, causandogli una cecità grazie a un potente veleno. Ursus vero è così costretto in schiavitù e langue in catene nei sotterranei del palazzo. Samur, capo dei Tanussi è stato ucciso a tradimento e sua sorella Demora, innamorata di Dario è prigioniera del tiranno, che a sua volta ha ucciso a tradimento il re colpendolo alle spalle con la spada di suo figlio Dario, che ora è in grave pericolo. Ma il giovane prima di essere catturato, capisce che può esserci in tutto questo lo zampino del bieco Teomaco e così riesce a estorcergli un unguento per guarire Ursus. I suoi due amici lo liberano e con l'unguento recupera la vista per dare il colpo di grazia al dispotico tiranno, che perisce nel duello finale. Atra è libera, la pace trionfa e con essa l'amore tra Dario e Demora, mentre i tre vagabondi salutano tutti, acclamati dalla folla festante, "la loro patria è il mondo".
Trama semplice come si conviene al genere e buoni interpreti oltre che costumi, interni ed esterni tunisini, con buone scene di massa e grande impiego di animali. Sergio Ciani con lo pseudo di Alan Steel (Alan Acciaio non so se mi spiego) è un non tanto convincente Ursus, nel senso che al fisico non unisce una benché minima recitazione, al contrario del suo avversario omonimo Mimmo Palmara dal fisico possente e dalla mimica convincente. Ottime le donne a partire da Lisa Gastoni, la zia che ringrazieremo noi giovani spettatori del tempo qualche anno dopo, per passare alla bellissima Orchidea De Santis, qui nel ruolo di una dea o di semplice visione dell'Ursus buono, per finire con la vincitrice Rosalba Neri, mora mediterranea e sensuale come poche al cinema. C'è pure Vassili Karis o Karamesinis, lo Spirito Santo del nostro western spaghetti e tanti comprimari e volti noti di quel cinema.
Italia, Tunisia 1964
Regia: Gianfranco Parolini
Musiche Angelo Francesco Lavagnino
con
Alan Steel: Ursus
Mimmo Palmara: Falso Ursus
Lisa Gastoni: Alina
Rosalba Neri: Demora
Carlo Tamberlani: Re Igos
Vassili Karis: Principe Dario
Orchidea De Santis: Ragazza dai capelli d'oro
Gianni Rizzo: Teomaco
Vincenzo Maggio: Manina
Arnaldo Dell'Acqua: Capriolo
Nello Pazzafini: Samur
e con
Enzo Doria
Pino Mattei
Thomas King
Tony Maggio
Franco Ukmar
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