Viaggio al pianeta Venere
P inotto al servizio di un orfanatrofio come animatore combina un guaio giocando con i bambini. Il "razzopolano" che manovrava finisce per colpire la vetrata di una vicina banca facendo scattare l'intervento del poliziotto, che, riconosciutolo per i continui e maldestri incidenti con quegli infernali giocattoli, si mette a rincorrerlo per dargli la meritata lezione. Pinotto scappa a gambe levate e si nasconde nel furgone di Gianni, un tizio che lavora per una base dell'aviazione. Ha appena scaricato della merce quando scopre Pinotto e ritenendolo una spia lo conduce dal direttore della base che sta per dare inizio ad un lancio segreto di un missile interplanetario. Tra l’altro l'uomo che dice di chiamarsi Pinotto viene sulle prime scambiato per l'illustre prof. Pinotti atteso alla base, anche se viene subito stabilita la vera identità del soggetto che appare tutt'altro che una spia, bensì un pacioccone che resterà alla base finché la missione non avrà inizio e questo per scongiurare fughe di notizie che visto il soggetto sono più che probabili. Pinotto affidato alla sorveglianza di Gianni lo aiuterà negli ultimi preparativi visto che si è prossimi al lancio. Ma durante l'ennesimo carico di materiali, Pinotto tocca inavvertitamente alcuni tasti facendo decollare il razzo. Solo con Gianni che come lui non ne capisce niente, rischiano più volte di sfracellarsi contro i grattacieli di New York creando scompiglio e mettendo tutti in allarme come se fossero in piena invasione di alieni. Il direttore della base non riesce a collegarsi via radio con i due per fornire istruzioni di rientro e solo per fortuna i nostri, toccando altri tasti, consentono un atterraggio automatico del razzo nei pressi di New Orleans. Qui siamo in pieno carnevale e i due scendendo dal velivolo hanno la netta sensazione di trovarsi su Marte visti gli abitanti così strani e goffi con quelle teste grandi, non rendendosi conto di avere a che fare con gente mascherata. Altrettanto quelli che li incontrano nelle loro tute spaziali pensano la medesima cosa, ovvero che siano degli allegri mascherati. Ma due evasi dal carcere approfittano della situazione festosa per salire sul razzo e vestirsi con le medesime tute per mischiarsi poi alla popolazione e dare l'assalto ad una banca. Con le pistole in dotazione che stordiscono le persone, riescono a rubare una discreta somma di denaro per poi rientrare nel razzo e aspettare quelli che credono due marziani per sorprenderli e farsi portare con loro, filandosela dalla terra dove sono ricercati in parecchi stati. Gianni e Pinotto risaliti a bordo vengono costretti a partire e stavolta arrivano sul serio in un altro pianeta che scoprono essere Venere e popolato da sole donne.
Parodia dei film di fantascienza di quegli anni con una delle coppie più divertenti del cinema del dopo Stanlio e Ollio. Con loro uno stuolo, come dicevamo sopra, di bellissime venusiane tra le quali un occhio attento può scoprire la giovanissima Anitona nostra, già ben carrozzata naturalmente.
Abbott and Costello
Go to Mars
Stati Uniti 1953
Regia: Charles Lamont
Musiche Henry Mancini, Milton Rosen, Herman Stein
con
Bud Abbott: Gianni Lester
Lou Costello: Pinotto Orville
Mari Blanchard: Allura
Robert Paige: dottor Wilson
Martha Hyer: Janie Howe
Horace McMahon: Mugsy
Jack Kruschen: Harry
Joe Kirk: dottor Pinotti
Jean Willes: capitano Olivia
Anita Ekberg: una guardia venusiana
James Flavin: poliziotto in banca
Tim Graham: Lucas il cassiere della banca
Jackie Loughery: guardia venusiana
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