Sapevano solo uccidere
A ssaliti dalla banda dei Messicani guidata dal fantomatico Saguaro, Jeff Smart e il suo amico Hernandez, di ritorno alle loro case, riescono a metterli in fuga. Per Hernandez, purtroppo ferito nello scontro a fuoco, non c'è più niente da fare e quando lo riporta dai suoi cari non possono che piangerne la morte. Jeff riparte per mettersi sulle tracce di quella banda che imperversa lungo il confine ma viene di nuovo sorpreso e ferito ad una spalla. Buon per lui che viene creduto morto e ancor meglio che una famiglia di coloni di passaggio non lo carichi sul loro carro per portarlo a casa e curarlo. Rimessosi in sesto è più che mai deciso a vendicarsi anche perché ritiene che siano gli stessi che uccisero tempo addietro i suoi genitori. Per questo si reca nel villaggio di Lake City che spesso vede indisturbati all'opera questi banditi di passaggio dopo le loro razzie. Ha un duello con un baro di nome Clayton, temuto da tutti in città, e che fa fuori con una certa facilità nonostante sia stato un ottimo pistolero. Per cui si mette subito in mostra e nel saloon dove ha preso alloggio inizia le sue indagini. Lo sceriffo è impotente e preferisce far finta di niente specie dopo che il suo vice è stato ucciso, ragion per cui Jeff si offre di prenderne il posto. Vinta l'iniziale riluttanza del vecchio sceriffo, Jeff assume l'incarico e impone immediatamente il divieto di portare armi creando l'immediata risposta della banda che manda spavaldamente dei suoi uomini. Questi vengono però neutralizzati da Jeff e rinchiusi in prigione dove i compari promettono di liberarli mettendo a ferro e fuoco l'intero abitato. Questo terrorizza la popolazione che si rivolta per timore di rappresaglie a Jeff costringendolo a nascondersi. Questo non gli impedisce però di venire a capo del misterioso Saguaro e di tendere a lui e alla sua banda un mortale e finale agguato, per poi ripartire nel finale di questo sgangherato western nostrano.
Tanio Boccia che si firma Amerigo Anton gira in prevalenza in interni, rimediati come i costumi, un film la cui trama, anche vittima di un montaggio raffazzonato, è del tutto farraginosa al limite dell'incomprensibile. Due forzuti più uno, prestati dal mondo del peplum a quello dello spaghetti, sarebbero il male minore in una pellicola dove non funziona pressoché nulla salvo la musica del maestro Lavagnino. Adriano Bellini con lo pseudo artistico di Kirk Morris non sfigura affatto ricordando a tratti per pettinatura e poncho Clint Eastwood. Lo stesso Sergio Ciani non è male come bandito e Gordon Mitchell nella sua carriera italiana ha sempre mantenuto un piede in entrambi i generi mitologico e western, per cui resta il rammarico che personaggi del tipo avrebbero dovuto essere impiegati meglio e non in una storia grossolana come questa.
Italia 1968
Regia: Tanio Boccia
Musiche Angelo Francesco Lavagnino
con
Kirk Morris: Jeff Smart
Larry Ward: Saguaro
Sergio Ciani: Pedro (accreditato Alan Steel)
Gordon Mitchell: Clayton
Gisella Arden: Katy (accreditata Kim Arden)
Ana Castor: Meg
Dada Gallotti: Julie
Giovanni Ivan Scratuglia: Hernando Lopez
Aldo Cecconi: Bronco
Remo Capitani: postiglione
e con
Luciano Bonanni
Attilio Marra
Rossana Rovere
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