Le lunghe navi
Un film bizzarro che vede contro Mori e Vichinghi ma che ha qualche fondamento storico visto che i feroci saccheggiatori arrivarono anche nelle coste del Nordafrica e che comunque soddisfa appieno la voglia di avventura dello spettatore. Rolf (Richard Widmark) perde la sua nave nelle terribili correnti del maelström mentre è alla ricerca della mitica campana d'oro - alta quanto tre uomini alti - e forgiata dai frati di un misterioso monastero con l'oro sottratto dai crociati ai mori. Fa naufragio ad inizio film e lo vediamo subito dopo in abiti musulmani attorniato da una folla mentre tenta di spillar loro del denaro raccontando della mitica campana d'oro, la madre di tutte le voci. Viene condotto dalle guardie al cospetto del sultano Ali Mansuh (Sidney Poitier) il quale è anch'egli ossessionato dalla campana e vorrebbe riaverla per acquistare potere e rispetto in tutto il mondo arabo, oltre a riportare l'oro di cui è fatta ai suoi antichi proprietari. Portato nella torre per essere interrogato, il nostro Rolf riesce a fuggire con uno spettacolare tuffo in mare che da solo vale il prezzo del biglietto. Lo ritroviamo subito dopo - potenza del cinema - bagnato fradicio nel suo fiordo e tra la sua gente. Racconta la sua storia e di come è sfuggito al sultano prima e a dei marinai irlandesi dopo oltre alle tante remate che ha preso in testa. Il padre che è un fabbricante di navi non è molto contento anche perchè ha dato fondo ai suoi averi per costruire una bellissima nave funeraria per il re che con scaltrezza non gliel'ha pagata defalcandola da presunte tasse che il vecchio doveva ancora saldargli. E così Rolf decide di prendere di nuovo il largo rubando la nave del re e rapendogli la figlia come ostaggio e a garanzia del collo del padre. Egli conta di tornare con l'oro per saldare tuti i debiti e ottenere il perdono del suo re ma non ha ancora fatto i conti col maelström che lo risbatte sulla spiaggia del sultano subito dopo aver udito i rintocchi della campana. Ad ogni modo deve essere vicina, ma anche i mori lo sono e ingaggia una disperata difesa che contro forze soverchianti risulta vana e viene catturato con tutto l'equipaggio. Per evitare la "giumenta di ferro" - un terribile strumento di morte - è costretto ad accettare di condurre il sultano sul luogo del tesoro giacché i mori sono formidabili nel deserto ma scarsissimi in mare. Con i suoi uomini ben incatenati ai remi riesce stavolta a superare i tremendi gorghi e a raggiungere il luogo scosceso dove sorge il monastero. La campana è impressionante e altrettanto il suo trasporto a valle. Non possono rischiare colpi di mano in quanto inferiori di numero e incatenati e decidono di aspettare altri momenti più favorevoli che giungono appena rientrati in città dopo aver trainato il prezioso bottino su di una zattera. All'interno c'è il Re Harald che partito alla sua ricerca e della figlia, con un colpo di mano ha conquistato la città coi suoi barbuti e crudeli vichinghi. Ben presto anche gli accompagnatori di Rolf vengono sopraffatti e lo sceicco Mansuh subisce il suo "scherzo del destino" finendo schiacciato proprio dalla sua agognata campana. Il re è felice e perdona il birichino Rolf il quale ha in serbo una scappatina sulla via del ritorno ...
"Maestà ha mai sentito parlare delle tre corone dei Re Sassoni di cui una adorna di un diamante grosso come un uovo di gallina ...". Bel film da rivedere col piacere di una giovanile spensieratezza tipica degli anni che furono. Da segnalare lo stupendo Harem del sultano messo a soqquadro dalla ciurma barbuta e sudaticcia che letteralmente si avventa su uno stuolo di stupende fanciulle ... costerà loro parecchie frustate ma ne è valsa la pena nondimeno le pittoresche cene vichinghe a base di birra a fiumi bevuta su corna di animali (dell'animale non si butta via niente del resto) che girano ben arrostiti sugli spiedi e con contorno di botte da orbi e donzelle sballottate di braccia in braccia in un crescendo orgiastico che coinvolge l'intera comunità.
"Maestà ha mai sentito parlare delle tre corone dei Re Sassoni di cui una adorna di un diamante grosso come un uovo di gallina ...". Bel film da rivedere col piacere di una giovanile spensieratezza tipica degli anni che furono. Da segnalare lo stupendo Harem del sultano messo a soqquadro dalla ciurma barbuta e sudaticcia che letteralmente si avventa su uno stuolo di stupende fanciulle ... costerà loro parecchie frustate ma ne è valsa la pena nondimeno le pittoresche cene vichinghe a base di birra a fiumi bevuta su corna di animali (dell'animale non si butta via niente del resto) che girano ben arrostiti sugli spiedi e con contorno di botte da orbi e donzelle sballottate di braccia in braccia in un crescendo orgiastico che coinvolge l'intera comunità.
il rischioso recupero della campana .. in lingua originale
Le lunghe navi
The Long Ships
Gran Bretagna, Jugoslavia
Anno 1964
Regia: Jack Cardiff
con
Richard Widmark: Rolf
Sidney Poitier: Sultano Alì Mansuh
Rosanna Schiaffino: Amina la favorita del Sultano
Russ Tamblyn: Orm fratello di Rolf
Oskar Homolka: Krok padre di Rolf
Clifford Evans: Re Harald
Beba Loncar: Gerda figlia di Re Harald
L'angolo del critico
RispondiEliminaRichard Widmark ha 50 anni in questo film e si vede che all'epoca 50 anni pesavano
Sidney Poitier è improbabile e unico nero del film e col ciuffo assurdo
Rosanna Schiaffino bella di contorno
l'unico che riesce ad incantare è
Oskar Homolka vecchio attore di teatro e interprete di tanti ruoli di carattere
da segnalare la giovane ventenne Beba Loncar che tanta fortuna ebbe poi in Italia con Germi in Signori e Signore con Monicelli in Casanova 70 e Brancaleone alle crociate e
che esordì in questo film per puro caso dovuto all'abbandono del set
da parte dell'attrice scritturata per la parte della principessa vichinga