The Hateful Eight
R ed Rock è la meta dell'ultima diligenza di giornata che arranca in mezzo alla neve del Wyoming mentre si sta scatenando una ancor più violenta bufera. Al suo interno c'è John Ruth detto "il boia", perché è uno dei pochi cacciatori di taglie che porta vive le sue prede al patibolo. Ammanettata a lui c'è Daisy Domergue, sulla cui testa pende una taglia di 10 mila dollari per omicidio, mentre a cassetta c'è O.B. Jackson, il cocchiere. Per strada incontrano appiedato un altro famigerato cacciatore di taglie, il negro Marquis Warren, ex-maggiore dell'esercito nordista che ha perso il cavallo ed ha con sé tre cadaveri di ricercati, per un ammontare di circa 8 mila dollari di taglia. I due si conoscono, ma Ruth prende le sue precauzioni disarmando Warren, prima di accoglierlo a bordo e far sistemare le sue “rigide” prede sul tetto della diligenza. Pretende anche che Warren indossi un paio di manette per sicurezza, cosa che l'uomo accetta vista l'impossibilità di qualsiasi altra soluzione al morire assiderato. Ma le sorprese non sono terminate, perché sulla pista appare Chris Mannix con una fama ben peggiore e anche lui costretto a piedi dalla morte del suo cavallo. E' figlio di quell'esaltato che alla fine della Guerra di Secessione dette vita a un manipolo di guerriglieri che si macchiarono di numerosi delitti a danno dei negri e che tutti ricordano come "I manigoldi di Mannix". Costui afferma che è estraneo a quelle atrocità e che anzi è stato nominato nuovo sceriffo di Red Rock dove è diretto per prestare giuramento e insediarsi nella nuova carica. Ruth vorrebbe ammanettarlo per sicurezza, ma di fronte alle resistenze del giovane, preferisce liberare Warren e ridargli la pistola per tenerlo sotto tiro, stipulando con il negro un patto a difesa di entrambe le somme che dovranno riscuotere: "tu difendi i miei diecimila e io i tuoi ottomila". Ovviamente durante il tragitto emergono dissapori mai sopiti tra Nord e Sud, Warren e Mannix, bianchi e negri e solo l'arrivo provvidenziale all'Emporio di Minnie, evita epiloghi violenti tra i due, fatte salve le legnate che la donna prende da Ruth ogni volta che tenta di metter bocca nelle discussioni. Minnie gestisce una stazione di posta e un emporio che sulla pista è indispensabile, specie con quel tempo. Ma lei non c'è, sembra sia andata armi e bagagli dalla madre e abbia lasciato la gestione del servizio ad uno strano messicano, Bob, che li accoglie e si offre di sistemare i cavalli, aiutato da Warren, mentre il gruppo può scaldarsi all'interno e bersi un caffè caldo. Accanto al fuoco, in disparte e apparentemente inoffensivo, c'è un vecchio generale sudista, Sanford Smithers, che è l'ultima persona a destare preoccupazioni al guardingo Ruth, che presentatosi al resto delle persone, pretende da ognuno di sapere il motivo della loro presenza, oltre a togliere loro le armi per sicurezza. Un elegantone inglese afferma di essere il nuovo boia di Red Rock e di chiamarsi Oswaldo Mobray. Mentre Joe Gage dice di essere un mandriano che ha appena guadagnato una fortuna portando una mandria e con quei soldi vuole raggiungere sua madre poco distante. Bob il messicano non ha saputo convincere Warren della sua presenza e della strana assenza di Minnie, mentre Ruth e Warren rafforzano il loro patto sicuri che ci sia qualcosa di strano e che è meglio indagare. Quello che succede dopo un'ora e mezza di lenta introspezione psicologica dei personaggi è altrettanta pura follia visiva di un Quentin Tarantino che non solo rimane fedele al suo cliché, ma lo rafforza così tanto da rendere alcune scene particolarmente indigeste, in un crescendo di colpi di scena fino ad un finale, dove la vera tempesta non è più all'esterno ma all'interno di quel rifugio, ricettacolo di umana ed efferata violenza.
Girato e visto nello splendore dei 70 mm, che esalta in maniera impressionante sia i primi piani che gli esterni straordinari, con una profondità di messa a fuoco sbalorditiva, si avvale di un cast eccezionale sotto la guida di uno tra i più visionari registi in circolazione, per un prodotto che soddisfa di sicuro i suoi tanti estimatori, lasciando interdetti, in alcune scene e situazioni che avrebbero potuto essere tranquillamente solo accennate, i più tiepidi tra gli spettatori. Ma è il cinema di Tarantino senza compromessi; prendere o lasciare. Tanto che, aldilà di tutto, quel simil Sartana negro di Samuel Jackson col compare burbero e baffuto di uno straordinario Kurt Russell, si ricorderanno per un bel pezzo, anche se a mio modesto avviso su tutti campeggia la figura di Jennifer Jason Leigh, capace di dare vita ad uno dei personaggi più bizzarri e coinvolgenti mai visti sullo schermo, ai quali del resto Tarantino ci ha abituati da tempo.
The Hateful Eight
Stati Uniti 2015
Regia: Quentin Tarantino
Musiche Ennio Morricone
con
Samuel L. Jackson: Maggiore Marquis Warren
Kurt Russell: John Ruth "il boia"
Jennifer Jason Leigh: Daisy Domergue
Walton Goggins: Chris Mannix
Tim Roth: Oswaldo Mobray
Demian Bichir: Bob
Michael Madsen: Joe Gage
Bruce Dern: Generale Sanford Smithers
James Parks: O.B. Jackson
Channing Tatum: Jody Domingray
Dana Gourrier: Minnie Mink
Zoë Bell: Judy "sei cavalli"
Lee Horsley: Ed
Gene Jones: Sweet Dave
Keith Jefferson: Charly
Craig Stark: Chester Charles Smithers
Belinda Owino: Gemma
Un film dalle grandissime potenzialità, ma mancante di ritmo...ahimé Quentin: "questa pellicola la potevi fare meglio". Jennifer Jason Leigh candidato all'Oscar come miglior attrice non protagonista. Da vedere: voto 7.....ma potrebbe meritare molto molto, ma di gran lunga di più. Ve ne accorgerete!
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