Uno dopo l'altro
S tan Ross, in apparenza un cacciatore di taglie, si ritrova invischiato in una faida tra il potente banchiere Jefferson e il bandito messicano Espartero. Il primo accusa il secondo di aver rapinato la sua banca, mentre l'altro accusa il primo di averla inscenata travestendo suoi uomini da messicani, con poncho e sombrero per farli sembrare tali. Nella rapina è morto un cassiere che sembra essere il fratello del misterioso pistolero piombato in città, che dà quindi l'impressione di volerlo vendicare, disinteressandosi al denaro e al recupero del malloppo. In realtà era in combutta col cassiere col quale aveva progettato un piano, andato a vuoto per le medesime intenzioni del banchiere stesso. Così, indagando tra i contendenti, non senza essere malmenato pesantemente da entrambi, recupererà il bottino, eliminando Jefferson e tutta la sua banda come recita il titolo, uno dopo l'altro appunto, e lasciando con un palmo di naso Espartero e i suoi, felici di aver messo le mani sul bottino, quando invece sono solo sacchi pieni di sassi. Non resta che vincere la resistenza dell'ultimo ostacolo, rappresentato dalla coriacea Sabine, la proprietaria del saloon col quale aveva intrecciato una relazione, che viene facilmente superato con ... l'amore.
Nick Howard, pseudo del nostro (in tutti i sensi) Nicola Nostro, firma questo buon western che si colloca tranquillamente tra il medio e l'alto livello dello spaghetti. Il dozzinale, almeno in questo caso è senz'altro scongiurato. Girato tra gli studi di Cinecittà con interni adeguati ed esterni spagnoli più che soddisfacenti, si avvale di uno stuolo di bravi caratteristi iberici, che in quegli erano praticamente in stand-by e sempre pronti alla bisogna del primo sbarco di registi italiani, che seppur con budget sempre risicati, rappresentavano il pane per tante famiglie. Il genere piaceva e pur tra tanti prodotti a bassissimo costo, il pubblico rispondeva riempiendo le sale, consentendo ai produttori guadagni tali da proporre di tanto in tanto film del genere ma di ben altro livello e che sono entrati, piaccia o non piaccia (cit.), nella storia di un o del cinema in generale. Richard Harrison, in un certo periodo onnipresente, è il più che valido protagonista, con la bellissima Pamela Tudor al suo fianco e con uno stuolo di bravi caratteristi sopra citati, tra i quali è bene ricordare José Bódalo, bravissimo ad interpretare parti diverse tra loro. Qui raffinato, ancor bieco, banchiere ex colonnello quando rozzo e trasandato bandido in altre pellicole “spaghettare”. Colonna sonora con l'ottimo motivo "May Be One, May Be Nine" cantato da Fred Bongusto e con le musiche dirette dal maestro Berto Pisano.
Italia, Spagna 1968
Regia: Nicola Nostro
Musiche Fred Bongusto, Berto Pisano
con
Richard Harrison: Stan Ross
Pamela Tudor: Sabine
Paolo Gozlino: Glenn (accreditato come Paul Stevens)
José Bódalo: Jefferson
José Manuel Martin: Espartero
Jolanda Modio: Tina
José Canalejas: Frank
Luis Barboo: Luke
Emilio Messina: Earp
Roberto Messina: Bart
e con
Hugo Blanco
Fortunato Arena
Eugenio Galadini
Mirella Pamphili
Goffredo Unger
José Jaspe
Maria Saavedra
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