Il settimo sigillo
Det sjunde inseglet 1956. Un film che colpì molto la mia fantasia quando lo vidi la prima volta da adolescente e pur non piacendomi per via della ancora giovane età ne rimasi affascinato, così come per tanti film del grande Ingmar Bergman. Non passarono molti anni per farlo entrare stabilmente nel mio archivio personale di cinema e alla voce "capolavori". Il nobile cavaliere Antonius Block (un eccellente Max von Sydow) torna dalle crociate e trova ad attenderlo la morte decisa a portarlo via. Il destino del cavaliere si deciderà nella sfida che costui lancia alla "nera signora" in una serie di vari incontri di una partita a scacchi. In quest' ottica il cavaliere e il suo scudiero attraverseranno una Danimarca in preda a peste e disperazione dove molta gente è dedita a violente pratiche corporee per espiare i peccati in contrasto con altri che ricercano i piaceri più dissoluti prima della fine del mondo. Ed è il senso del film: il rapporto tra l'uomo e il divino di fronte alla "vita breve" ed alla conseguente paura della morte.
Memorabile la partita a scacchi ...
(Apocalisse 8,I) e quando l'agnello aperse il settimo sigillo, si fece nel cielo un profondo silenzio di mezz'ora e vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio e furono date loro sette trombe. Poi un altro angelo si fermò davanti all'altare con un turibolo e gli fu data gran quantità d'incenso.
E allora il primo angelo diede fiato alla tromba e ne venne grandine e fuoco misto a sangue, e così furono gettati sopra la terra, e la terza parte della terra fu arsa, e la terza parte degli alberi fu arsa, e fu arsa l'erba verdeggiante. E quindi il secondo angelo diede fiato alla tromba e una specie di grande montagna di fuoco ardente fu gettata in fondo al mare e la terza parte del mare diventò sale
Max von Sydow: Antonius Block
Gunnar Björnstrand: Jöns, scudiero
Bengt Ekerot: la Morte
Nils Poppe: Jof
Bibi Andersson: Mia, moglie di Jof
Inga Gill: Lisa, moglie del maniscalco
Maud Hansson: strega
Inga Landgré: Karin, moglie di Block
Eccellente scelta zio.
RispondiEliminaUn grandissimo, davvero grandissimo capolavoro del cinema, firmato da Ingmar Bergman. Due temi fondamentali sono trattati, due temi esistenziali che da sempre l'uomo affronta nella sua vita mortale: quella dell'essere uomo che non comprende in se "l'essere" e quello della paura, in particolare della morte.
RispondiEliminaIl dialogo chiave del film svolto tra il cavaliere e la morte("CAVALIERE: Allora la vita non è che un vuoto senza fine! Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno come cadendo in un nulla senza speranza! MORTE: Molta gente non pensa né alla Morte né alla vanità delle cose."), racchiude tutti i dubbi della nostra esistenza. Perchè "siamo", da dove veniamo e qual è il nostro scopo nella vita..questo innegabilmente affronta il tema della religiosità...solo la fede risponde a ciò che l'uomo non può comprendere con i tre pilastri della conoscenza: linguaggio, logica e scienza.
Questo film, tanto amato e dibattuto dal mio caro babbo, ha il potere di porci innanzi ad uno specchio a chiedersi il perchè di molte cose che oggi, come dice la MORTE, sono date per scontate dalla frenesia della società.
Un film da vedere più volte nell'arco della vita.
leggendo l' Apocalisse come non vedere nella montagna gettata in fondo al mare un enorme asteroide ..
RispondiEliminauna fine oggi molto probabile e supportata anche dalla scienza
pentitevi fratelli la fine è vicina