Che fine ha fatto Totò Baby?
D ue fratelli, Totò e Pietro, cresciuti in riformatorio per essere ladruncoli fin da bambini, sbarcano il lunario con furti e travestimenti, specie nei pressi della stazione Termini dove Totò si veste da facchino per rubare facilmente valigie di turisti in visita nella capitale. Dei due è il più scaltro ed abile nel borseggio e spesso rimprovera e picchia il povero "Petruccio" affinché si dia una svegliata. Ma il povero ha appena combinato non volendo l'ennesimo guaio. Ha rubato una valigia ad una vecchietta e sembra dalle dimensioni e dalla foggia che sia migliore di quella del fratello contenente biancheria e oggetti di ordinario uso. Quella è pesante e sembra piena di oggetti di valore, ma quando viene forzata al suo interno si scopre un cadavere che li costringe a disfarsene con la valigia, rubando una vettura e allontanandosi dalla città. Ma strada facendo fanno salire due autostoppiste tedesche che debbo recarsi in villa del Conte Mischa per una festa. I due le accompagnano e inavvertitamente scambiano la valigia col cadavere con la loro contenente biancheria e vestiario. Accortisi e dopo aver superato un posto di blocco dei carabinieri sulle tracce di una partita di semi di Marijuana i due ritornano sui loro passi nella villa dove fanno amicizia con lo strampalato conte che guarda caso era il destinatario dei semi e li sta piantando con i suoi balordi amici nell'orto della sua tenuta. Lo stravagante conte scopre il cadavere e per tacere pretende da Totò che gli uccida la ricca e oppressiva moglie, cosa che il nostro provvede a fare ferendo però anche suo fratello ad una gamba. Visto che Pietro è impossibilitato a ripartire, Totò pretende in cambio del suo silenzio si essere ospitato con vitto e alloggio gratis. Il conte si mostra ben disposto ma per paura che possa spifferare l'accaduto decide con le sue amiche tedesche di sbarazzarsi dei due. Ma Totò che sta mangiando da qualche giorno una strana insalata composta da foglie di "maiorana" come la chiama lui, sta diventando aggressivo e violento nei confronti del povero fratello al quale spezza pure la gamba buona. Poi in preda ad allucinazioni sempre più acute, elimina le ragazze tedesche e lo stesso conte, oltre ad un postino e al giardiniere e prima di venire catturato dalla polizia. Finirà in un manicomio criminale battendo ogni giorno le sue memorie su una macchina da scrivere inesistente.
Un Totò diverso ma sempre graffiante e abilissimo nell'improvvisare, qui coadiuvato alla perfezione dalla spalla Pietro De Vico, l'indimenticato Nicolino della fortunata serie TV per ragazzi Giovanna la nonna del Corsaro Nero. Godibilissimi i dialoghi e le battute col gentil sesso come il siparietto con la sua spalla storica Mario Castellani, qui impegnato più in veste di regista, ma che lascia il segno nella fase iniziale del film, nelle vesti del direttore del riformatorio, nel duetto con Totò, pappa e papà in visita ai suoi figli "birichini" ivi reclusi.
Italia 1964
Regia: Ottavio Alessi
Musiche Armando Trovajoli
con
Totò: Totò Baby e suo padre Cornelio
Pietro De Vico: Pietro "Petruccio", fratello di Totò Baby
Ivy Holzer: Inga
Alicia Brandet: Helga
Mischa Auer: conte Mischa Auer
Gina Mascetti: sua moglie
Alvaro Alvisi: il commissario
Peppino De Martino: il maresciallo
Mario Castellani: Il direttore del riformatorio
Olimpia Cavalli: madre di Totò Baby
Lina Alberti: la patronessa
Inna Alexeievna: la vecchietta alla stazione
Giuseppe Tosi: il pensionato alto e grosso
Renato Montalbano: il postino
Franco Ressel: Ufficiale americano
Piero Morgia: Gelataio
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